Quattro persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari da polizia e guardia di finanza nell’ambito del prosieguo dell’inchiesta della Procura di Messina sulla formazione professionale che è sfociata anche nella richiesta di arresto del deputato nazionale del Pd Francantonio Genovese.
“Il parlamentare, nel corso del tempo ha acquisito, grazie ad una rete di complici riferibili anche alla propria famiglia, il controllo di numerosi enti di formazione operanti in tutta la Sicilia e, parallelamente, di una serie di società che gli hanno permesso di giustificare le appropriazioni, così da lucrare illeciti profitti”. Lo scrivono i magistrati che conducono l’inchiesta che oggi, dopo l’arresto – ai domiciliari – della moglie di Genovese, Chiara Schirò, ha subito questo importante sviluppo con la richiesta di arresto del parlamentare. Venticinque in tutto gli indagati per 54 capi di imputazione.
A vario titolo i quattro arrestati di oggi e lo stesso deputato Pd sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da numerosi centri di formazione professionale. Oltre ai già noti Lumen, Aram, Ancol sono finiti sotto inchiesta anche gli enti Enfap, Enaip, Ial, Training service L&C Learning e consulting, Cesam, Ecap, Esofop, Apindustria e Reti. La gran parte degli indagati sono risultati tra loro legati da vincoli di parentela o di assoluta fiducia.
Nell’indagine coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica di Messina Fabrizio Monaco, Liliana Todaro, Antonio Carchietti e dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita sarebbero emerse speculazioni sui noleggi, sulle attrezzature e sull’acquisto di immobili per svariati milioni di euro.
Ma soprattutto emerge anche un filone d’inchiesta relativo a una presunta evasione fiscale. Secondo i magistrati, infatti, Genovese si sarebbe avvalso della società CaleService trasferendo gran parte del proprio reddito personale e successivamente caricando le spese personali e della sua famiglia sui bilanci societari rendendo così i corrispettivi esenti da tassazione.
A Genovese è stata anche contestata la gestione di un immobile di trecento metri quadri di proprietà della Casa Service nel quale coesistevano in affitto a prezzi gonfiati e a spese della Regione, otto diversi enti di formazione professionale che la Polizia e la Guardia di Finanza ritengono siano riconducibili al deputato Pd.
Nella prima tranche dell’indagine furono arrestati agli arresti domiciliari Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, Chiara Schirò, moglie di Genovese, e altre otto persone.
All’esecuzione dei provvedimenti restrittivi ha partecipato anche la Guardia di finanza, da mesi impegnata nelle indagini. Il deputato del Pd Genovese viene ritenuto dagli inquirenti come “l’unitario centro di interessi cui fanno riferimento una ragnatela di enti e società, uniti tra loro da una trama volta a consentire, attraverso meccanismi di fatturazione in tutto o in parte inesistenti, la sistematica sottrazione di consistenti volumi di denaro pubblico”.