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La crisi ed il pudore non abitano a Palazzo dei Normanni

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C’è una sola sede istituzionale in Italia dove nessuno sembra accorgersi che il mondo è cambiato e che la crisi deve prepotentemente entrare anche nei palazzi del potere; quale? Ma naturalmente l’Assemblea Regionale Siciliana dove, in nome di un non meglio identificato principio di rappresentanza, il numero dei componenti l’ufficio di presidenza è già stato ampliato, grazie alla deroga concessa dal Presidente Ardizzone, da 9 a 12 componenti, mentre altre due deroghe sembrano sul punto di essere approvate, portando il numero complessivo dell’organismo a ben 14 componenti.

Insomma, su 90 deputati, ben 14 farebbero parte dell’ufficio di presidenza, il 15 % del totale, rendendo l’Ars simile ad un esercito di soli generali, ma senza alcun soldato. Se si sommano, infatti, ai componenti dell’ufficio di presidenza, i capigruppo ed i loro vice, i presidenti delle commissioni ordinarie e di quelle speciali, i relativi uffici di presidenza, con tanto di vice (naturalmente doppi) e segretari, e le altre innumerevoli piccole e grandi cariche legate alla gestione del Palazzo, il conto è presto fatto: quasi per ogni deputato c’è uno strapuntino, una carica accessoria, un incarico che consente di aggiungere un bonus, talvolta rilevante, talvolta meno, alla già ricca busta paga da deputato regionale che, ricordiamola, è per legge equiparata già a quella di un senatore.

Come se non bastasse, per ogni nuovo e vecchio incarico il costo non si ferma solo all’indennità, ma viene cospicuamente arricchito dai costi di funzionamento delle singole cariche, dalla possibilità di distaccare personale o addirittura di individuarne esterno all’amministrazione (naturalmente con oneri a carico della stessa), fino al punto da determinare una sorta di voragine dentro la quale affondano milioni di euro per ogni anno che ci separa dalla fine della legislatura.

Un’orgia di compensi che si muove in netta controtendenza con la sobrietà tante volte richiesta alla politica ed in molti casi già praticata da governi ed assemblee, ma che evidentemente non trova casa in Sicilia; e non certo perchè di risparmi non ci sia bisogno, quanto, invece, per la storica bulimia dei nostri parlamentari regionali, cresciuta a dismisura nelle ultime legislature, ed arrivata all’apice in quelle in corso, a dispetto di ogni proclama di sobrietà ed economicità.

D’ altra parte il sistema di attribuzione delle cariche, e delle relative indennità, è un sistema autoreferenziale per eccellenza, laddove i benefici si spalmano su tutte le forze politiche, con una sorta di copertura reciproca che tende ad innalzare verso l’alto l’asticella dei già faraonici compensi. Alla faccia della crisi, della disoccupazione galoppante e dei comunicati di circostanza con i quali, a parole tutti i gruppi politici si dichiarano consapevoli del difficile momento che i cittadini stanno attraversando,ma  smentendo costantemente se stessi con i fatti e le azioni concrete.

Ed allora una proposta la facciamo noi: allarghiamo pure l’Ufficio di Presidenza dell’Ars a 14 o anche 15 componenti,creiamo pure nuove commissioni, ma ciascun componente rinunci, per intero, alla relativa indennità ed ai costi accessori. Se il problema è solo la rappresentanza democratica, avremo posto sufficientemente rimedio al “vulnus”, altrimenti sarà evidente che l’unico vero interesse riguarda le indennità e gli apparati.

Altrimenti sarà molto difficile sembrare e, soprattutto, risultare credibili ogni qualvolta si tornerà a parlare di crisi e delle innumerevoli vertenze occupazionali all’ordine del giorno di questa Assemblea.E soprattutto nessun siciliano si sentirà rappresentato da un Parlamento che sta clamorosamente perdendo il senso per il quale era stato voluto e creato a tutela di una “specialità” che doveva porsi al servizio della Sicilia e non, viceversa, per la quale è la Sicilia a servire.


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