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Gli esami nel paese di Dracula non riconosciuti ai dentisti siciliani

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Il sistema era semplice per aggirare il numero chiuso delle facoltà mediche. Soprattutto medicina e odontoiatria. Non si superava il test e i giovani che aspiravamo a diventare medici o dentisti si andavano a iscrivere nelle facoltà della Romania.

Per imparare il mestiere se ne andavano in Transilvania, vicini di casa dell’uomo dai canini più famosi del mondo, il conte Dracula. Sono centinaia gli studenti anche siciliani che usano questo escamotage adesso bloccato dal consiglio di giustizia amministrativa presieduto da Raffaele Maria De Lipsis.

Secondo i giudici amministrativi di secondo grado il passaggio dalla facoltà private Vasile Goldis di Arad, o alla statale di Timisoara, o quelle di Iasi e Bucarest, tra Cluj e Costanza, a quelle siciliane non è automatico. Serve un esame di valutazione. Una verifica per scongiurare che i futuri medici o dentisti sia siano comprati gli esami e non siano preparati per svolgere la delicata attività.

Lo ha scoperto uno studente catanese che si era recato in Romania e aveva già seguito quattro dei sei anni della laurea per odontoiatra. Per tornare a studiare a Catania aveva chiesto il riconoscimento degli esami già sostenuti in Romania. Il Ministero si era opposto.

Il Tar di Catania glieli aveva riconosciuti. Adesso il Cga ha dato di nuovo ragione al Ministero ribaltando il giudizio. “L’ammissione del ricorrente dell’Ateneo Catanese – si legge nell’ordinanza dei giudici del Cga – era avvenuta sotto condizione. Le procedure di ammissione alle università europee non risultano armonizzate. La corretta interpretazione della legge del 2 agosto del 1999 induce a ritenere l’obbligo del concorso per l’iscrizione ad ogni anno del corso di laurea in questione”.

Da qui la decisione di accogliere il ricorso del Ministero e imporre una valutazione dello studio svolto dagli studenti in Romania. E sono tanti quelli che cercano una via di fuga che tentano di prendere una laurea oltre confine. A Timisoara e Arad, l’eldorado degli aspiranti camici italiani, quasi tutti vengono dal Mezzogiorno.

“Mi sembra il riconoscimento della preparazione che viene garantita dalle università siciliane – dice Vito Calacione consigliere dell’Associazione nazionale dentisti italiani – Aggirare il numero chiuso e cercare scappatoie non è un bene né per i colleghi che si sono formati con anni e anni di studio né per i pazienti che spesso poi pagano a caro prezzo la mancata preparazioni di chi cerca di prendere una laurea senza le dovute conoscente ed esperienze”.

Più volte nel corso degli anni le stesse autorità rumene hanno annullato alcune lauree conseguite da italiani senza che questi avessero imparato una sola parola di rumeno. Le indagini su questo fronte sono sempre continue. “Da qui la preoccupazione del Ministero – spiegano i dentisti – per dare i titoli a chi veramente ha studiato e conseguito una vera laurea. Per noi la decisione del Cga è assolutamente i linea a garanzia dei pazienti che si affidano con fiducia a medici che hanno seguito un iter scolastico che ha dimostrato di formare personale altamente specializzato”.


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