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Niscemi, intellettuali contro il Muos Nasca un centro di documentazione

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Porta già 30 firme di scienziati, intellettuali, scrittori, giornalisti, pacifisti e fra queste c’è anche quella di Massimo Zucchetti, docente al politecnico di Torino e già componente della Commissione mista Stato-Regione che, insieme all’istituto superiore di sanità, analizzò i rischi per la salute derivanti dagli impianti di contrada Ulmo a Niscemi.

E’ l’appello nato la notte di ferragosto per la nascita di un centro di documentazione No Muos a Niscemi. Le firme in calce appartengono a scienziati universitari indipendenti, ma non soltanto. Oltre Zucchettiu ci sono Angelo Baracca fisico dell’Università di Firenze; Roberto Renzetti, docente di Fondamenti di Fisica Generale presso la Facoltà di Ingegneria Meccanica di Roma Tre; Ezio Locatelli e Domenico Losurdo dell’Università di Urbino; Michele Boato direttore dell’Ecoistituto del Veneto; i sociologi Salvatore Giordano e Antonella Santarelli e tanti altri fra giornalisti, rappresentanti di associazioni  liste civiche.

L’appello è stato fatto proprio anche da Peacelink che lo ha sposato in pieno non solo attraverso l’adesione di parecchi suoi dirigenti e componenti ma anche pubblicando e diffondendo il documento che è rivolto all’amministrazione comunale di Niscemi ma anche all’Assemblea Regionale Siciliana, al Presidente della Regione, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato ed allo stesso Presidente della Repubblica.

“La difesa della salute, del territorio, della pace e della sovranità mai come ora ha bisogno di solidarietà e condivisione – si legge nell’appello – il grande e prezioso patrimonio di idee ed eventi che in questi ultimi mesi ha fatto di Niscemi il più grande laboratorio culturale e di azione sociale nell’Europa va, a nostro avviso, valorizzato, difeso e tutelato perché sia di monito ai potenti e di esempio alle nuove generazioni affinché possano trovare sempre i semi dell’impegno e le tracce dei percorsi di miglioramento tracciati dalle generazioni precedenti”.

I toni del documento sono quelli di un manifesto culturale d’azione. “Vi chiediamo di farvi carico al più presto – continua - della istituzione del Centro di Documentazione sul Muos e la lotta popolare che, da Niscemi, travalica barriere e confini: Centro di Documentazione aperto ai contributi culturali, scientifici, artistici di donne e uomini che, da ogni territorio, vorranno condividere e accrescere il prezioso capitale sociale creato dal basso e accumulato finora nella memoria della vostra Comunità”.

Nella sostanza il documento si conclude con la richiesta di assegnazione di uno spazio per dar vita al centro “Aprite le porte di uno dei vostri spazi comunali e affidatelo alla custodia e all’uso del comitato No MUOS di Niscemi – dice il manifesto -. Affidate un bene pubblico a chi agisce per il bene di tutti nell’intento di impedire che la Sicilia diventi una portaerei ad uso esclusivo dell’apparato politico-militare internazionale”.

La protesta di Niscemi, dunque, anche se non dovesse raggiungere l’obiettivo di impedire la realizzazione dell’impianto radar americano si accinge a diventare fulcro di una “attività di resistenza” che tanto ricorda gli anni ’60 e ’70 caratterizzati, in Italia e non soltanto, da grandi stravolgimenti culturali e dal movimentismo più forte del dopoguerra.

mav


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