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Ecco perché Crocetta vince e perché rischia di perdere tutto

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C’è un amico che quando si discute del governo Crocetta e delle attività del presidente commenta con un laconico: “Ha vinto. Ha vinto su tutta la linea” con un miscuglio di ammirazione per i risultati che il presidente riesce ad ottenere con le sue strategie di denuncia e comunicazione e un pizzico di perplessità.

Il mio amico forse ha ragione. Certo che oggi, dopo le dichiarazioni del presidente alla conferenza stampa di ieri in cui ha difeso la nomina di Alfonso Cicero – su cui un intero Parlamento si è espresso con una mozione approvata all’unanimità salvo poi brillare per assenza di reazione – il giudizio sull’azione di Crocetta e sulla sua capacità comunicativa lascia perplessi.

Perché Crocetta “vince”? Innanzitutto – bisogna dirlo – perché ha alleati talmente “scarsi” e talvolta realmente impresentabili che riesce ad emergere come statista di livello. Alleati che incassano il massimo risultato amministrativo – assessori, nomine negli uffici di gabinetto e negli enti di sottogoverno – avendo, tutti indistintamente, ottenuto alle urne il minimo storico dei propri consensi. Alleati impossibilitati a mandare all’aria la coalizione col presidente. Altrimenti tutti a casa. E così sia. Parlare dell’opposizione di palazzo dei Normanni, poi….

Crocetta “vince” anche perché ha la mania e la capacità di lanciare sempre più alta la palla dello scontro.
E soprattutto perché il governatore è convinto che nella sua battaglia di moralizzazione o si è con lui o contro. In uno scontro frontale contro il malaffare in cui la prova muscolare esce vincente per il seguito di stampa che ottiene. Sempre e comunque.

Ad ogni conferenza stampa di Crocetta è un pienone, nonostante le ore di ritardo che si accumulano nell’attesa, e la “ripetitività” – non se ne abbia a male il presidente – di alcuni argomenti. Crocetta c’è sui giornali. Sempre e comunque. Oggi quei giornali li attacca. Per il tono di “sfottò” di alcuni articoli. Il Presidente annuncia dossier alla magistratura sugli attacchi alla sua persona che considera sistematici e quindi in malafede.

Ecco il punto è esattamente questo: in un turbine un po’ narcisista che sta bene al personaggio, Crocetta confonde le critiche al suo ruolo con le critiche personali. Nessuno dubita che per ricostruire una regione così invischiata in logiche perverse, si debba abbattere. Con la ruspa. Come sta facendo Crocetta. Un vecchio tipografo messinese, a me che sono di Messina, diceva: “Per cambiare questa città ci vorrebbe un terremoto, come quello del 1908, ma di 30 minuti non di 30 secondi”. Ecco presidente: lei abbatta i poteri della Sicilia, denunci il malaffare, spiani sul selciato il marcio che c’è ma non confonda le critiche con una offesa alla sua persona. Il problema non è Crocetta ma il ruolo che interpreta: presidente della Regione siciliana. Una Regione che, nella spartizione elettorale del manuale Cencelli della politica, rappresenta per importanza un ministero.

E l’errore che compie, Crocetta, è quella linea fra buoni e cattivi che traccia quando considera avversari ogni cittadino, giornalista o commentatore di blog, come ha detto ieri in conferenza stampa, che avanzi perplessità sul suo operato. Dall’altra linea della barricata, se non perfettamente aderenti al suo pensiero, non si è tutti ‘punciuti’. E’ fin troppo facile ed evidente.


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