“Alfonso Cicero è il legittimo commissario dell’Irsap e sta portando avanti una battaglia di moralizzazione e antimafia. Sono quelli punciuti che si lamentano. Ci sono anche diversi interessi di deputati in campo nel settore dello sviluppo industriale della Sicilia”.
Cosi il governatore Rosario Crocetta ha aperto la conferenza stampa nella sede dell’Irsap a Palermo convocata all’indomani dell’intimidazione subita dal commissario Cicero e nel giorno in cui la Commissione affari istituzionali dovrebbe pronunciarsi su una nomina, proprio quella di Cicero, contestata da più parti politiche e del mondo del lavoro e della produzione.
“La mafia – continua – ha fatto i suoi interessi in tanti settori, dalla sanità alle Aree di sviluppo industriale e il caso dell’intimidazione a Cicero ne è l’ulteriore dimostrazione. Alfonso Cicero ha fatto il contrario di quello che ho fatto io. Ha presentato diverse denunce su atti illegali commessi all’interno delle Asi, senza darne comunicazione alla stampa e questo lo ha reso vulnerabile – dice Crocetta che approfitta della situazione per accreditare ulteriormente le proprie scelte -. Per anni -. aggiunge – ha portato avanti battaglie nelle diverse Asi in cui è stato commissario”.
“Da gennaio a oggi gli atti intimidatori che ho subito sono stato diversi – racconta Alfonso Cicero - mi sono state posizionate davanti alla porta di casa vari oggetti a scopo intimidatorio, poi mi hanno spedito proiettili in ufficio e, adesso, la valigetta”.
“È lampante che dal 2009 a oggi ho fatto oltre 30 esposti – continua il Commissario – per denunciare la gestione attraverso sistemi affaristici mafiosi delle aree di sviluppo industriale. A partire da Agrigento, dove la cosca di Favara ma anche quella di agrigentina avevano un ruolo chiave. Il direttore generale di in ente pubblico mi fece persino il gesto dello sparo per avvertirmi di come sarebbe finita se non avessi fatto quello che volevano loro”. Poi racconta di altre denunce “A Caltanissetta dovevano essere revocate sette aziende, noi lo abbiamo denunciato. Senza parlare di Enna. ma gli organi tutori hanno sempre coperto il malaffare”.
“A Enna, che è stata la mia prima esperienza, forse ho trovato la situazione peggiore. Lì – denuncia Cicero – c’è stato il sacco dell’Asi ad opera di un comitato di affari guidato dal deputato regionale del Pd Alloro, che era direttore generale dell’Asi. Tra le aziende c’era anche quella del cognato di Vladimiro Crisafulli. Volevano anche nominare un responsabile dell’area tecnica. Ho querelato Alloro per diffamazione e l’ho denunciato per il suo operato motivando il tutto.Le ragioni sono contenute in un dossier di 500 pagine. È’ chiaro perché si sia fatto promotore del voto all’Ars contro la mia nomina”.
“I debiti accumulati dagli 11 consorzi asi ammontano a 300 milioni di euro. Un dato emblematico – dice ancora Cicero – che dimostra l’azione dei comitati di malaffare che si sono costituiti attorno ai Consorzi Asi. Gli stessi che hanno ostacolato, a tavolino, la mia azione legalitaria. Fortunatamente la legge varata proprio dal governo Crocetta e approvata dall’Ars impedisce che il debito accumulato dalle ex Asi riguardino l’Irsap”.
“Ieri ho detto al presidente Crocetta che volevo dimettermi, perché quest’ultima intimidazione l’ho vissuta come una seria minaccia all’incolumità della mia famiglia, di mia moglie e dei miei figli. Ma la vicinanza dimostrata dal governatore – conclude Cicero – e la sua azione riformatrice e antimafia mi ha fatto tornare sui miei passi e sono pronto a continuare la mia azione nell’Irsap”.
“Sono molto rammaricato da quanto accade in generale intorno alle nomine Irsap“. Il Presidente della Regione risponde ai cronisti che gli chiedono della vicenda da un punto di vista più politico “La delibera con cui si trasforma il commissario in presidente dell’Ente è perfettamente legittima. Che Cicero sia vicino a Montante dovrebbe essere una ulteriore garanzia non un’onta. Se io pensassi a mettere uomini a me vicini nei posti chiave non penserei a Ingroia come commissario di Sicilia e Servizi. Non capisco gli attacchi politici”.
E’ senza freni ne filtri il presidente della Regione che ne approfitta per chiedere il sostegno incondizionato della stampa accusata di non sposare le sue denunce. “Ci sono degli organi di informazione che su questa vicenda hanno giocato sporco – dice il governatore – e hanno interessi in campo. Faremo esposti alla Procura. I nomi di questi organi di informazione li farò alle autorità competenti. Poi ci sono commenti offensivi e anonimi agli articoli che non dovrebbero trovare spazio. Quando un giornale li pubblica li fa suoi. Potrebbe anche essere il figlio di un mafioso a parlare. E’ un’opera di diffamazione sistematica”.
E sul ricorso annunciato dagli artigiani che contestano a Cicero di non essere in possesso dei titoli: “Se ci sono problemi che riguardano le singole categorie li affronteremo”.