Quando ieri sera in avvio di seduta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha annunciato l’imminente arrivo del presidente della Regione Crocetta che voleva partecipare al dibattito e intervenire sul ddl antiparentopoli, su cui ieri è stato avviato l’esame, ci si aspettava un discorso furente da parte del governatore.
Per lui, è stata l’impressione generale, sarebbe stata l’occasione buona per scagliarsi ancora una volta contro il Pd e le resistenze che Crocetta individua nel suo partito restio alla rivoluzione. Il ddl antiparentopoli nasce dagli scandali della formazione professionale e affonda molta parte della sua esistenza in vita nell’inchiesta in corso a Messina.
Invece Crocetta interviene nel merito del ddl: “Le incompatibilità vanno estese in qualsiasi tipo di appalto pubblico ai direttori generali, ai componenti della giunta, al presidente della Regione, ai dirigenti, ai deputati regionali, altrimenti si crea un conflitto di interesse diretto” ha detto. “Non posso pensare di essere presidente della Regione e di avere intestata un’azienda a me diretta, io sarò comunque controllore di quell’appalto, anche se la procedura è regolare”.
Quindi il governatore ha fornito i suoi suggerimenti sul ddl che adesso è all’esame dell’Ars: “Ritornerei a ragionare sulla questione delle parentele, estendendo le incompatibilità sugli appalti non solo a parenti di sindaci e amministratori locali, ma anche di deputati regionali. Molto buono il riferimento alla formazione professionale, ed estenderei i divieti anche alla comunicazione, dove si sono registrati fenomeni di vero e proprio degrado”. Facendo cenno all’inchiesta ‘Grandi eventi’ Crocetta ha detto che “proprio in questo campo penso vadano stabilite regole precise, in un settore dove abbiamo avuto perdite onerose, in tre anni 160 milioni di euro, e dove siamo investiti da inchieste molto imbarazzanti per le istituzioni, anche nel settore della comunicazione, pur intervenendo con bandi di gara, c’è stata un’altissima discrezionalità”.
Il dibattito ha offerto spunti di riflessione e in qualche modo tende a modificare sostanzialmente il lavoro svolto in commissione tanto che il presidente degli Affari istituzionali, Marco Forzese ha criticato gli interventi di chi opponendo ipotesi varie di emendamenti che saranno presentati entro martedì prossimo prima della seduta successiva dell’Ars, possa tardarne l’approvazione: “Il disegno di legge anti-parentopoli è un buon testo di partenza, ma può essere migliorato – dice ad esempio, Baldo Gucciardi capogruppo del Pd – Credo che non ci si debba limitare alla Formazione professionale: bisogna intervenire in altri settori nei quali si rischiano intrecci pericolosi fra la politica e gli interessi economici o imprenditoriali”.
Nel Pd, Antonello Cracolici entra nel merito: “In Sicilia la maggior parte delle gare avviene per bando pubblico, dunque credo che sia un errore limitare le norme anti-parentopoli alle sole trattative dirette: il divieto per deputati e membri del governo di attivare rapporti economici con la Regione deve essere esteso anche a tutte le gare pubbliche”.