Che fosse il principale sostenitore del governatore Rosario Crocetta, con la cui lista è potuto rientrare a palazzo Madama, non c’erano dubbi. Ma Beppe Lumia, all’indomani dell’intervento della commissione nazionale di garanzia, difende il Megafono ‘senza se e senza ma’. Anzi, mostra molto più che sostegno. Stima oltre ogni apparente dubbio. Dice infatti di Crocetta e del suo movimento: “La Sicilia è strategica per il cambiamento dell’Italia. Ed è la regione da dove sta partendo con Crocetta una rivoluzione che viene guardato da tutti con simpatia. Penalizzare il Megafono e il presidente è un danno a tutto il Pd. Per questo la questione deve essere affrontata a livello nazionale dalla segreteria Epifani”.
Che lei difenda il Megafono non c’è dubbio. Ma ci spieghi come si fa a risolvere la fase di contrapposizione che si è creata.
Il Megafono non si spegne. Perché nasce per dare voce al cambiamento della Sicilia. Vogliamo che questo Megafono si raccordi con Pd. Vogliamo che il Pd capisca e valorizzi il Megafono. Vogliamo che il Megafono aiuti il Pd a restare cuore e testa della rivoluzione del presidente. Vogliamo che Il Pd affronti la gravissima questione morale che si è aperta. Vogliamo che il Pd nel congresso si apra alle forze esterne della società senza rimanere legato al sistema del tesseramento per l’elezione dei nuovi vertici.
Una lista di desiderata notevole non c’è che dire. Ma come si fa?
Come farlo? Con il dialogo, con le intese, con la reciproca comprensione, lavorando insieme.
Sì senatore, ma come? Se si pensa alla federazione del Megafono, si ammette che il vostro Movimento è un partito parallelo.
La federazione era un modello. Lo statuto prevede le intese ma a prescindere da questo, ragionando per assurdo, anche se non si dovesse realizzare un’intesa strutturata con il Pd non cambia niente. Quelli del Megafono che sentono l’appartenza al Pd la continuano a mantenere e sviluppare la loro attività all’interno del partito democratico come fa l’associazione Big Bang di Matteo Renzi sulle cui attività e iniziative nessuno si scandalizza.
C’è una differenza fondamentale, però. Il Big Bang non si presenta alle elezioni con simboli e liste autonome.
Ci siamo presentati ad elezioni su mandato specifico e dichiarato del partito democratico nazionale sia alle Regionali che alle Politiche. E alle Comunali il grande successo del centrosinistra e del Pd è stato ottenuto grazie alla lista del Megafono chiesta, voluta e incentivata dai vertici del partito. In virtù di questo lavoro, che ha consentito a molti sindaci di essere letti grazie al nostro consenso, il Megafono chiede un’apertura massima al partito, chiede il coraggio di un cambiamento sulle grandi riforme del presidente Crocetta che finora non c’è stato. Il Pd ci stia con l’anima e il cuore e diventi un tutt’uno con il cambiamento espresso dal presidente, mettendo nell’angolo quella parte più compromessa del partito che non vuole questa rivoluzione.
Lei parla però da una posizione diversa rispetto agli altri militanti del Megafono. Eletto nella lista Crocetta è iscritto al Pd a palazzo Madama anche perché è l’unico esponente eletto. Ma all’Ars non è così.
Quelli dell’Ars, e giustamente, non potevano fare altro di iscriversi alla lista del Megafono perché non sono iscritti al Pd…
Tranne il presidente…
Il presidente è iscritto al Pd ma non poteva non mettere il suo nome nel gruppo che, appunto, porta il suo nome. Con il partito c’era un accordo in questo senso.
Pensa che si possa ipotizzare una “trasmigrazione” dei militanti del Megafono nel Pd?
Ma già c’è. Il Megafono ha aiutato il Pd ad essere scoperto. Ma è una questione fisiologica non una costrizione. Noi chiediamo che ci sia un congresso aperto alla società per evitare che il sistema di voto ingessi l’elezione di nuovi vertici espressione di un cambiamento reale.
Un po’ renziana come posizione.
E’ la nostra posizione che rivendichiamo da tempo. Posizione autonoma e libera e ci fa piacere che su questo punto l’area Renzi abbia la nostra stessa impostazione. La società deve essere il campo dell’impegno politico, non gli apparati. E’ lì che il Pd cresce e matura.
Nel chiedere alla segreteria nazionale di risolvere il caso, sembra che vogliate mettere all’angolo i vostri compagni di partito in Sicilia.
No, l’ho già detto prima. Il Megafono è un movimento che interessa tutta l’Italia e che fuori dalla Sicilia viene visto da tutti con attenzione e simpatia per mutuarne lo spirito. Per questo la vicenda di queste ore deve affrontarla la segreteria nazionale. Penalizzare il Megafono e il presidente è un danno a tutto il Pd in tutti i territori regionali.
La commissione di garanzia, ieri, ha censurato l’atteggiamento di chi esprime “formulazioni assolute e indiscriminate di denigrazione e di accusa rivolte al Partito e ai suoi dirigenti”.
E infatti gli attacchi sono stati rivolti al presidente Crocetta e al sottoscritto. E’ lui che sta mettendo in gioco la propria vita in questo cambiamento, attaccando gli interessi portentosi che ruotano attorno alla macchina amministrativa regionale. Ribaltiamo questo giudizio su cui devono interrogare quei dirigenti che hanno paura del nostro cambiamento.
Bene, ma a me è ancora oscura la modalità in cui stringerete questa intesa col Pd nazionale.
Il problema è politico non tecnico. Lo statuto offre un’ampia possibilità di soluzioni. Attenzione, inoltre, a non esagerare troppo in questa contrapposizione Pd-Megafono, non è il punto dei punti. Il tema centrale è invece la moralizzazione che l’attività del presidente Crocetta sta portando nella politica siciliana. Su questo argomento si devono fare incontri. Concentrare l’attenzione sullo scontro Pd-Megafono rischia invece di tagliare fuori il Pd da questa stagione storica che Crocetta ha avviato.
Pensa che l’intervento della segreteria nazionale sul caso siciliano che Crocetta ha definito un’anomalia si possa concretizzare con un commissariamento seppure ormai la stagione congressuale è alle porte?
Noi abbiamo sorriso quando Crisafulli e altri hanno chiesto punizioni per Crocetta e il sottoscritto. Non utilizziamo l’argomento opposto, vanno sciolte le questioni. Ora la commissione di garanzia si deve occupare di quella enorme questione morale presente nel partito. Ci attendiamo un segnale in tal senso. Come già fatto con Crisafulli non candidandolo, aspettiamo altrettante risposte serie e rigorose su altri esponenti del Pd coinvolti nelle inchieste di queste settimane.