Cinque anni per rispondere a una richiesta di finanziamento di un film che, nel frattempo, è uscito nei cinema nel 2011. E’ la storia del regista lombardo Davide Ferrario, che riguarda la Film Commission della Regione Siciliana, raccontata in una lettera pubblicata dal “Corriere della sera”.
Ferrario alcuni giorni fa ha trovato nella sua casella di posta un messaggio della Film Commission della Regione Siciliana. Il testo della lettera era scritto in ‘burocratese stretto’: “Su incarico del Dir.te U.O.1 – S.7/ Sicilia – FilmCommission – con la presente si anticipa la nota prot. n° 4123/S7 del 24/02/2014, di cui all’oggetto”. Si riferiva alla richiesta di finanziamento presentata alla Film Commission dell’Isola nel 2009 dalla casa di produzione del film diretto da Ferrario “Piazza Garibaldi”, impegnata in quel periodo in Sicilia per le riprese di un documentario per i 150 anni dell’Unità nel quale ripercorrevamo il viaggio dei Garibaldini da Bergamo al Volturno.
“Come avviene in questi casi, – spiega il regista nella lettera – le produzioni che girano nelle regioni dotate di Film Commission fanno domanda di supporto. Le Film Commission sono agenzie pubbliche che, in cambio di quello che spendi sul territorio o della visibilità data allo stesso, ti forniscono servizi, agevolazioni o sovvenzioni dirette. Perciò, a inizio 2009 facemmo anche noi domanda alla Film Commission Sicilia. Non ricevemmo risposta. Mi dispiacque, ma nondimeno andammo a girare lì e il film venne realizzato”.
La riposta della Regione Siciliana è arrivata soltanto a fine febbraio 2014, cioè cinque anni dopo la richiesta. In più la Film Commission chiede al regista di rispondere “a strettissimo giro di mail” a una serie di strane domande: se esiste ancora la società di produzione, quando intende girare il film e se è ancora interessato al loro intervento. Tutto questo “al fine di ottimizzare le risorse“.
Nel frattempo però le riprese del film sono finite, nel 2011 è andato al festival di Venezia, è uscito nei cinema ed è perfino stato trasmesso in tv. In più è stato perfino proiettato almeno tre volte anche a Palermo, una delle quali alla presenza delle autorità locali.
“Questo piccolo aneddoto – aggiunge con una nota di ironia il regista lombardo nella lettera – provoca risonanze lontane, come un’eco che si riverbera nella storia: parte dai duecento e più bergamaschi che si imbarcarono a Quarto per liberare la Sicilia; passa per il nostro film che 150 anni dopo faceva gli amari conti di quell’avventura; si ripercuote nello sfigatissimo gemellaggio di Bergamo con Palermo per la candidatura a Capitale Europea della Cultura; e finisce col fruscio virtuale di quella lettera del Servizio 7/Sicilia. Nella quale non sai se cogliere il lento frangere di un’onda da ministero borbonico; o un soprassalto di operatività ispirato dall’assessore di competenza Michela Stancheris (bergamasca, guarda il destino…)”.
Una storia, quella del documentario di Davide Ferrario, che evidenzi le lacune della Regione Siciliana nel sostegno alle produzioni cinematografiche. Pochi mesi fa un gruppo di attori, professionisti e maestranze ha inviato una petizione all’assessore regionale Stancheris per chiederle di intervenire per risollevare un settore in profonda crisi nell’Isola. Un cinema, quello prodotto e girato nell’Isola, messo in ginocchio dalle richieste di pizzo alle produzioni, dalle lungaggini burocratiche nell’erogazione dei finanziamenti e dal disinteresse delle istituzioni.