“Partito più leggero? Qui si rischia che diventi etereo…”. La battuta, ironicamente amara, è di un noto esponente del Pdl etneo incontrato per caso lungo il centralissimo Corso Italia di Catania. L’argomento in questione, se non si fosse capito, è il futuro partito che come denominazione, a dir la verità, torna un pò indietro: Forza Italia, 2.0 e’ vero, ma pur sempre Forza Italia.
Aspettando gli ipotetici risvolti, se non addirittura sconcuassi dell’attuale e già precario equilibrio della politica italiana all’indomani della sentenza giudiziaria che riguarda Silvio Berlusconi fissata per il prossimo 30 luglio, in casa del maggiore partito del centrodestra si parla tanto di imminente futuro con più di una perplessità.
Ascoltando, infatti, la personalità politica incontrata casualmente, come detto, in un caldissimo primo pomeriggio di fine luglio, il quadro sembra tutt’altro che illuminante anche e soprattutto a queste latitudini. A vedere la condizione attuale di ciò che resta del Pdl dopo la sconfitta alle regionali dell’ottobre 2012 e le magrissime soddisfazioni nella recente tornata amministrativa di inizio giugno, tutto servirebbe “tranne che un nascituro partito ancor più ‘leggero’”.
Pare in tal senso che in Sicilia l’organizzazione dell’ex Forza Italia, oggi Pdl ma che da settembre tornerà nuovamente all’originaria denominazione secondo i voleri del Cavaliere, sia pressochè assente. Pochi, pochissimi circoli, scarsa strutturazione con conseguente mancanza di presenza sul territorio, ed “incomprensibili quanto deleterie lotte interne” che ‘sfaldano’ sempre più una struttura lontanissima parente del trionfante 61-0 del 2001.
Sembra proprio che in grossi centri siciliani come Messina, Siracusa, Ragusa, Trapani, gli errori commessi dell’ala ‘forzista’ del Pdl siano stati troppi e macroscocipi così come gli autogol e la “poca presenza” di noti esponenti siciliani ben ‘conosciuti’ anche a livello nazionale che avrebbero ‘snobbato’ le questioni locali pena le sconfitte in serie alle recenti amministrative.
A tutto questo, dunque, anche a rigor di logica e con tutto il rispetto per la rete e le nuove frontiere della comunicazione, il ri-nascituro partito di Forza Italia necessiterebbe anche e soprattutto di qualcosa di ben più ricostituente e corroborante.
Catania, infine, potrebbe anche rappresentare l’esempio di un partito che si regge fondamentalmente sulle figure di Firrarello e Castiglione. In tanti anni non si può negare che, a torto o a ragione, sia mancato quel ricambio concreto, quella reale volontà di ricostruire una nuova classe dirigente per ‘auto-rigenerarsi’. E forse, quando ve ne fosse mai stata l’opportunità, quest’ultima non è mai stata davvero e consapevolmente incoraggiata e portata avanti.
Troppi nomi ‘bruciati’, tante occasioni potenziali perdute, poca coesione nel ‘lavare i panni sporchi in famiglia’. Insomma, nel 2013, senza troppo entrare nel merito, si ha la sensazione di essere lontani anni luce dalla storica Democrazia Cristiana (dalle ceneri della quale molti politici catanesi provengono). Quella Democrazia Cristiana che nonostante le ‘mille’ correnti intestine e le innumerevoli ‘volate di stracci interne’, all’esterno ne usciva comunque sempre forte, compatta e vincente.
Prima dunque di ‘gettarsi’ anima e cuore nella modernissima ‘light version 2.0′, si consiglia tanto umilmente quanto vivamente una approfondita analisi e valutazione su come riorganizzarsi per evitare l’ipotetica estinzione…