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Il caso Lombardo tra politica e aule giudiziarie

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Il processo a Raffaele Lombardo, per la caratura del personaggio e il momento politico in cui si colloca questa vicenda, non può essere considerato solo un episodio giudiziario con un imputato eccellente. Il caso che vede coinvolto l’ex presidente della Regione ha corso parallelamente su due binari: l’inchiesta giudiziaria, con i tempi italiani della giustizia, e gli immancabili risvolti politici dovuti al ruolo di Raffaele Lombardo in una precisa stagione che sembrava non dovesse finire.

Già, perché quando tutto comincia, nel marzo 2010, con alcune anticipazioni giornalistiche e con l’avviso di garanzia notificato dalla Procura di Catania, Raffaele Lombardo non è solo a capo di un governo regionale che porta in aula il Bilancio. E’, soprattutto, il leader di una coalizione sull’orlo di una crisi nervi. Il matrimonio fra il leader del Mpa e il Pdl (che aveva prodotto successi elettorali in ogni angolo della Sicilia) è al capolinea e a Palazzo d’Orleans si studiano maggioranze variabili con il sostegno del Partito democratico.

La storia ci ha detto che il matrimonio fra Lombardo e i Democratici si farà fra mille travagli e mugugni. Una convivenza che comunque durerà fino al 31 luglio 2012, quando arriveranno le dimissioni di Lombardo da presidente della Regione, proprio per l’imputazione coatta disposta dal gup di Catania.

In mezzo non ci sono solo due anni, che in politica corrispondono ad alcune ere geologiche. Ci sono rumors, indiscrezioni, tira e molla, partiti che nascono e muoiono. C’è davvero di tutto. Non è mai capitato, ad esempio, che larga parte di Catania si appassionasse alla successione di un procuratore come è avvenuto dopo il ritiro in pensione dell’ex capo della procura, Vincenzo D’Agata.

Nel 2011, la città si chiede chi arriverà dopo e, soprattutto, come intenderà procedere sulla vicenda giudiziaria che ha per protagonista Raffaele Lombardo, il più potente fra i catanesi. Almeno fino ad allora. A Catania, nel novembre 2011, arriverà ‘lo straniero’ Giovanni Salvi che oggi ha ascoltato la sentenza accanto a quei pm che avviarono l’inchiesta.

L’eco di quanto succede alle falde dell’Etna attraversa la Sicilia e giunge fino a Palazzo dei Normanni. Irrompe a Palazzo d’Orleans e scuote le stanze della politica isolana. Che è mutevole di suo, ma che subisce i sobbalzi delle vicende giudiziarie di Lombardo.

Durante i suoi quattro anni e mezzo da governatore, Raffaele da Grammichele monta e smonta diverse alleanze, perde pezzi e sodali storici. Giocoforza, alle Politiche 2013, si ritrova poi alleato di Berlusconi, quando ogni intesa col centrosinistra era divenuta impossibile e l’unica sponda per far sopravvivere politicamente quel che restava dell’Mpa (divenuto Partito dei Siciliani) era solo il Cavaliere.

Il resto è cronaca di questi giorni, anzi di queste ore. Con i flash e le telecamere a immortalare l’ennesima pagina, probabilmente la più importante finora, di una vicenda giudiziaria che ha per protagonista l’uomo che per tutti era il più potente.

effelle-RN


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