Prestazioni insignificanti rispetto al progetto iniziale che non corrispondono agli standard minimi imposti dalla legge. E’ il pagamento ulteriore per un’attività che l’ente di formazione Iraps non ha mai svolto.
E’ la truffa ben architettata ai danni del Tribunale e della Corte d’Appello di Catania, portata alla luce dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza etnea che in maniera preventiva ha sequestrato somme di denaro, beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 431.000,00 euro a Francesco Cavallaro, direttore amministrativo dell’Iraps, a Filippa Colombino legale rappresentante e a Concetta Cimino.
Il provvedimento cautelare è stato richiesto nell’ambito di un’indagine che ha interessato le attività svolte dall’Iraps che si era aggiudicata un appalto milionario per l’attuazione del servizio di “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia della Regione Siciliana – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e Corte d’Appello di Catania”.
Un appalto del valore di 1.230.660,00 euro finanziato attraverso il Fondo Sociale Europeo su cui a Palermo è stata aperta un’inchiesta.
L’appalto sarebbe servito a rafforzare gli uffici giudiziari con una struttura organizzativa più moderna, in grado di rispondere alle richieste ed esigenze della cittadinanza e dei diversi utenti, attraverso una serie di attività per la semplificazione, la trasparenza e la razionalizzazione dei processi organizzativi interni e la formazione del personale amministrativo con particolare riferimento all’utilizzo delle tecnologie informatiche.
Le attività investigative hanno tratto spunto dalla segnalazione fatta alla Procura della Repubblica dal Presidente della Corte d’Appello e dal Presidente del Tribunale di Catania: tutto quello che era stato attestato alla Regione Siciliana, in realtà non corrispondeva al vero. Nessuna attività era stata svolta e nonostante risultassero erogati fondi pubblici in favore dell’Iraps i lavori non erano mai iniziati.
Gli accertamenti fatti dalla Guardia di Finanza su delega della Procura della Repubblica di Catania hanno riguardato le attività svolte dall’ente di formazione negli uffici giudiziari catanesi.
Le indagini hanno evidenziato che l’ente aggiudicatario dell’appalto, nascondendo alla Regione Siciliana il mancato rispetto degli impegni assunti riferiva di costi relativi a spese non realmente sostenute o, in alcuni casi, addirittura fittizie.
Alla truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici, ha contribuito – secondo le valutazioni della Procura accolte dal Giudice – Concetta Cimino, Responsabile Unico del Procedimento designato dalla Regione Siciliana, che avrebbe dovuto avere il compito di sovrintendere alla regolarità delle attività oggetto di aggiudicazione da parte dell’Iraps.
L’Iraps era già stato coinvolto nella recente indagine denominata “Pandora” relativa all’illecita appropriazione di finanziamenti pubblici destinati alla formazione professionale, indagine che ha determinato l’emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Cavallaro e Colombino.