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Acqua Pubblica in Sicilia: “Ddl popolare fermo da mesi”

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Ne siamo proprietari tutti, la sua gestione dovrebbe essere trasparente e finalizzata alla pubblica utilità piuttosto che al profitto. Eppure aprire il rubinetto di casa propria e poter utilizzare l’acqua costa cifre esorbitanti e spesso è impossibile. Lo sanno bene, ad esempio, gli abitanti di molti comuni della provincia di Agrigento che per quasi 2 mesi sono rimasti a secco a causa del contenzioso tra le due società che gestiscono il servizio di erogazione idrica nella zona.

La ripubblicizzazione delle acque in Sicilia deve essere fatta. Lo sostengono con forza sindaci, associazioni e cittadini del Coordinamento per l’Acqua bene comune che hanno deciso di diffidare legalmente il presidente dell’Ars Ardizzone affinché porti in Aula al più presto il ddl di iniziativa popolare sull’argomento.

“Lo hanno firmato 30 mila siciliani e 138 Consigli comunali dell’Isola – dichiara uno dei firmatari, il vicesindaco di Gioiosa Marea, Teodoro Lamonica – e la volontà del popolo non può essere ignorata. Noi stiamo conducendo una battaglia: l’acqua deve essere pubblica dal punto in cui sgorga alle case dei siciliani. Non è possibile assistere a conflitti di interesse continui tra società di gestione, proprietà degli impianti, e così via”.

Cittadini e comitati puntano il dito contro la IV Commissione ambiente all’Ars che avrebbe accantonato il testo a favore di un ddl del Governo che mantiene la possibilità delle gestioni private. “Il ddl del Governo – aggiunge ancora Lamonica – ha annacquato il ddl popolare. Sono sei mesi che attendiamo una risposta, i deputati abbiano il coraggio di approvare una legge che porterebbe respiro alla Sicilia tutta, al territorio, agli abitanti, all’economia”.

La questione acqua in Sicilia è legata anche a quella delle dighe. Lo spiega bene Nicola Cipolla, presidente del Cepes ed ex senatore: “Quando l’Enel era un ente pubblico – racconta – la Regione siciliana con i suoi fondi ha costruito alcune dighe affinché potessero produrre energia elettrica. L’Enel ne ha sempre fatto ciò che voleva. Quando la società è diventata privata, in molte regioni, come in Lombardia, le amministrazioni hanno preteso che le dighe tornassero nella propria disponibilità e proprietà. In Sicilia questo non è stato fatto. Crocetta deve rivendicare la proprietà delle dighe costruite dalla Regione per l’Enel, questo significherebbe più acque per i cittadini e soprattutto la possibilità di produrre energia senza sottostare ad altri”.


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