L’ultimo stipendio saldato è quello di agosto. Degli altri tre per i quali sono stati predisposti ed effettuati i mandati dalla Regione al momento non vi è traccia, almeno nei conti correnti dei dipendenti del Teatro Vincenzo Bellini di Catania e dell’Orchestra sinfonica siciliana di Palermo. Tutto sarebbe da attribuire a una mancanza di liquidità della Regione Siciliana.
Gli orchestrali della Sinfonica iscritti ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, sono pronti a far saltare i concerti di Natale e Capodanno se entro venerdì non riceveranno gli stipendi arretrati. “Il commissario straordinario Gianni Silvia – spiega Ferdinando Caruso, primo contrabbasso della Sinfonica – ci ha garantito che i soldi in Bilancio per i nostri stipendi fino al 31 dicembre ci sono. C’è una crisi di liquidità nelle casse dell’ente a causa perché lo Stato non avrebbe provveduto al trasferimento dei finanziamenti. Noi abbiamo già accettato il 15% di riduzione della paga annui. Ora basta. Anche perché manca un progetto e un piano industriale”.
Sul fronte Bellini, quindi a Catania, la musica è la stessa. Nei giorni scorsi, il sindaco del capoluogo etneo, Enzo Bianco, aveva segnalato attraverso un comunicato di avere provveduto alla firma dei buoni di prelevamento dalla Tesoreria dell’Ente, ma ad oggi nulla è stato saldato ai lavoratori del Teatro che hanno atteso qualche giorno (del resto la burocrazia lo impone) prima di sollevare la questione.
“Il sindaco Bianco è titolato per poter dare mandato di pagamento, ma sicuramente non è stato informato bene ed è ricaduto nell’errore della gatta frettolosa: in poche parole è come se avesse firmato un assegno non coperto ai lavoratori del Bellini”, spiega Antonio D’Amico, segretario generale della Fistel Cisl, adoperando questa metafora.
Il sindacalista aggiunge che le responsabilità sono principalmente ‘di una Regione e naturalmente di chi governa’ e svela anche il retroscena che sta amareggiando i lavoratori del Bellini: “Il caso vuole che i dipendenti della Regione Sicilia questo mese lo stipendio lo prendono – dice D’Amico – certo c’è il piccolo neo dello slittamento della tredicesima i primi di gennaio, e allora i soldi ci sono? Forse non per tutti…”
Insomma se Atene piange Sparta non ride.