“Se non si vara una buona legge i beni confiscati vanno in malora“. E’ il parere del prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati intervistato dal Giornale di Sicilia.
Proprio nei giorni scorsi si era acceso il dibattito tra l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la magistratura e la società civile, sul tema della vendita sul mercato dei beni sottratti ai boss.
“Con quasi 160 milioni – spiega il prefetto Caruso – si potrebbe fare di tutto. Gli immobili potrebbero essere assegnati ai comuni e agli enti territoriali per fini sociali. Un’altra parte – continua – mi vengono in mente auto, conti correnti o beni mobili, va invece al fondo unico per la giustizia, che attraverso il Ministero dell’economia e delle Finanze li ripartisce poi al ministero dell’Interno e della Giustizia”.
Per la restante parte, quella relativa alle aziende, secondo Caruso, non si possono che valutare le ipotesi che consente la legge: “La liquidazione, la vendita o l’affitto. La procedura purtroppo è complessa e farraginosa. Bisogna cambiare la legge – continua Caruso. – Lo dico da quando mi sono insediato. Le soluzioni? Devo avere la possibilità, trasformando ad esempio l’Agenzia in un ente di diritto economico, di avviare una contrattazione con professionalità specifiche, altrimenti nessuno troverà appetibile lavoratore con noi. E poi anche le sedi, cinque sono poche, ne servirebbero almeno sette”.
Ieri la guardia di finanza ha sequestrato a un boss del clan mafioso di Carino, nel Palermitano, beni proprio per 160 milioni di euro: tra auto di lusso, immobili e società.
Sempre ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha inoltre annunciato l’istituzione “una task force per far fronte all’emergenza abitativa utilizzando i beni confiscati“.