Antonello Cracolici, presidente della prima commissione Affari istituzionali dell’Ars, ha il tono sornione di chi sa il fatto suo: “Si stupiscono? Mi sorprendo io che siano così stupiti. Basta leggere la legge pubblicata in Gazzetta ufficiale della Regione siciliana e che prevede esattamente quello che si legge nel testo di legge che abbiamo adottato ieri in commissione: istituzione di tre città metropolitane, abrogazione delle province con la nascita dei liberi consorzi di secondo grado”.
Cracolici parla a suocera perché intenda nuora, non fa cioè il nome del ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia né del segretario regionale dell’Udc, Giovanni Pistorio che ieri hanno criticato il ddl che entro il 31 dicembre dovrebbe rivoluzionare l’assetto territoriale degli enti locali in Sicilia. Proprio D’Alia, più volte, si è fatto vanto della riforma siciliana che faceva sparire le province e che prevedeva, di fatto, l’istituzione dei consorzi di comuni. Oggi però è proprio il passaggio di competenze ai liberi consorzi di secondo livello, i cui organi elettivi saranno cioè eletti sulla base delle rappresentanze esistenti nei comuni che dovranno essere aggregati ad essere sotto la lente dell’Udc. “Non ci convince per nulla – scrive Pistorio, nel ruolo di segretario regionale mentre è anche capo della segreteria tecnica dell’assessore agli enti locali, Patrizia Valenti che è l’autrice dell’istituzione delle tre città metropolitane – la soluzione relativa ai cosiddetti liberi consorzi, che liberi non sono e che ripropongono solo un surrogato della vecchie province a scartamento ridotto in cui cambia soltanto il meccanismo di elezione degli organi di governo”.
Di certo, a voler “smorfiare” maliziosamente l’opposizione dell’Udc, c’è da considerare che con l’elezione di secondo grado e viste le scarne rappresentanze del partito dei centristi negli enti locali comunali rischiano di essere davvero pochi o nessuno gli esponenti del partito di Casini a guidare i liberi consorzi.
La posizione dell’Udc, espressa in un comunicato da Pistorio, punta alla riforma delle funzioni della Province che devono “passare ai comuni e quelle non assimilabili alla Regione. I comuni più avveduti e lungimiranti, che sono tenuti insieme da un sistema di relazioni, interessi economici e prospettive di sviluppo comuni possono ricorrere allo strumento dell’Unione dei Comuni”. In commissione Affari istituzionali, comunque, l’esponente dell’Udc presente al voto, Gianluca Micciché, ha votato favorevolmente per l’adozione del ddl del governo.
Posizione che potrebbe sembrare uno scollamento rispetto alle critiche espresse dai vertici dell’Unione di centro. Cracolici su questo non interviene ma sul ddl precisa: “Il testo adottato dalla commissione – scremando la presentazione di ben 18 ddl – è fedele alla legge approvata e pubblicata in Gazzetta ufficiale. Per attuare la legge sono necessarie norme che sarà la commissione a dopo l’aula a deliberare. In questa fase tutto può accadere anche che il ddl venga modificato, stravolto, cancellato. I tempi sono chiari: entro il 31 dicembre bisogna cancellare le Province. Se la commissione non vorrà farlo, ne prenderemo atto”. Intanto già oggi la prima commissione Affari istituzionali è riunita all’Ars per continuare il lavoro di studio del disegno di legge di riforma.