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Dalla Chiesa 31 anni dopo, “Suo sacrificio stimolò la legalità”

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Il 3 settembre 1982 veniva ucciso in un agguato a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. I mandanti dell’agguato, ordinato da Cosa Nostra, furono identificati nei capi mafia Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Il generale entrò nell’Arma dei Carabinieri nel 1942 partecipando, dopo l’8 settembre, alla Resistenza e si impegnò in particolare nella lotta al terrorismo e alla mafia. Fu proprio nel 1982, l’anno della sua morte, che venne nominato prefetto di Palermo per cercare di replicare contro Cosa Nostra il successo già ottenuto nella lotta alle Br.

“Il Generale Dalla Chiesa si identificò pienamente con la battaglia in difesa dello Stato democratico e delle sue istituzioni, assurgendone a simbolo per la ferrea determinazione e la coerenza nell’adottare innovative strategie e nel condurre quindi una piu’ incisiva ed efficace azione contro le organizzazioni terroristiche e mafiose”.

E’ quanto si legge in un messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviato al prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, in occasione del 31° anniversario del vile agguato in cui persero la vita il Prefetto di Palermo, Generale Dalla Chiesa.

“Il ricordo dell’eroico sacrificio del Prefetto Dalla Chiesa, servitore dello Stato di grande rigore civile e morale – aggiunge – rappresenta tuttora fecondo stimolo per la diffusione, specie tra i giovani, della cultura della legalità e del rispetto delle regole e per un rinnovato comune impegno nel consolidamento dei valori fondanti della nostra Repubblica: democrazia, giustizia e libertà. Con questo spirito e interpretando i sentimenti di gratitudine di tutti gli italiani, rinnovo ai familiari di Carlo Alberto Dalla Chiesa, della sua gentile consorte e dell’agente Russo espressioni di calorosa e solidale vicinanza”.

Il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano ha deposto una corona nel luogo dell’eccidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta, avvenuto il 3 settembre di 31 anni fa. Alla commemorazione anche il figlio del generale, Nando Dalla Chiesa, il neo prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, il Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino, in rappresentanza della Regione l’assessore Esther Bonafede, il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco Leoluca Orlando e autorità civili e militari.

“Dalla Chiesa ha versato il suo sangue per la liberazione della Sicilia dalla mafia – ha detto Alfano parlando con i giornalisti a margine della commemorazione – , con l’avvio di una rivoluzione etica e culturale che solo nell’avvenire ha dato i suoi frutti. Il sangue di Dalla Chiesa non e’ stato versato invano e spero che negli anni avvenire ancora di più venga rivalutata la storia di questo uomo, una storia straordinaria per il suo profilo personale, la storia di una grande carabiniere e di un grande prefetto. Credo che la Sicilia e l’Italia dovranno essergli grati per sempre”.

Incalzato dai giornalisti Alfano ha affrontato anche il tema del racket che continua a gestire il territorio a Palermo “Oggi possiamo sfogliare come fosse un album le immagini dei grandi boss di mafia tutti al 41 bis. La lotta continua intensificando la ricerca dei latitanti ed aggredendo i patrimoni mafiosi. Il nostro governo sta per mettere in campo una norma che interverrà nella gestione dei beni confiscati migliorando l’operatività dell’agenzia che li detiene ed amministra”

Sulla questione nazionale della decadenza di Berlusconi invece “Ci auguriamo che la vicenda venga affrontata da un punto di vista puramente tecnico e non politico, che le questioni giudiziarie, insomma, non siano l’occasione per giudicare il nemico politico di vent’anni”-.

Composto e di poche parole, invece, Nando, uno dei figli del generale Dalla Chiesa “Chi allora scrisse che la speranza era morta con lui fotografò il momento. da allora siamo andati avanti, per fortuna. Per mio padre la stella polare era il rispetto del dovere e della legge che andava rispettata sempre e comunque dalla vendita del pane per strada fino all’amministrazione dei grandi patrimoni bancari internazionali”.


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