Qualche settimana lo ha proposto Agen, il Presidente di Confcommercio Sicilia. Ma la sua proposta, appena sussurrata nell’ambito di una intervista rilasciata a Repubblica, è stata più che inascoltata. Del tutto ignorata. Da tutti.
Agen in quella intervista, nel lamentare la scarsa considerazione di cui gode l’organizzazione da lui rappresentata da parte del governo siciliano e del Presidente Crocetta in particolare, ventilava la presentazione di tutta una serie di proposte al governo regionale tra cui l’introduzione del contratto di solidarietà per i dipendenti pubblici regionali.
In tempo di grande crisi, di difficoltà economica delle imprese e delle famiglie e della pubblica amministrazione la proposta merita di essere almeno commentata.
Ci si sarebbe aspettata la levata di scudi da pare delle organizzazioni sindacali e non il silenzio totale e assoluto di tutti, quasi a rimarcare l’inadeguatezza e l’inconsistenza delle organizzazioni datoriali come Confcommercio che oggi più che mai, sovrastate dal superpotere di Confindustria Sicilia, rischiano di non rappresentare proprio più nessuno in una regione allo sbando per effetto di trenta e più anni di dominio di una classe dirigente e di una burocrazia pubblica che dichiarare inadeguata, spesso troppo inefficiente e talvolta corrotta corrisponde alla fotografia più giusta per rappresentare la situazione reale.
Privilegi acquisiti da intere generazioni che castrano le opportunità di quelle nuove e concorsi bloccati in un contesto in cui l’unica vera novità, bella o brutta che possa essere considerata, è rappresentata dalla norma nazionale per la stabilizzazione (o meglio sarebbe chiamarla forse destabilizzazione) dei precari della pubblica amministrazione: unica possibilità per rinnovare gli organigrammi della PA oltre a quanto è affidato allo spoil system di matrice politica.
Troppo poco per fare in modo che questi lavoratori diano un contributo verso l’uscita dalla crisi.
Allora siamo d’accordo con Agen se pensa che i dipendenti regionali dovrebbero concedere qualcosa a favore della Sicilia. Non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio e non osiamo nemmeno immaginare che i regionali siano tutti inefficienti e poco meritevoli dello stipendio. Ma non possiamo negare, non può negarlo nemmeno il più meritevole e meno gratificato, che tra gli oltre 20 mila dipendenti pubblici regionali ci sia una discreta percentuale di soggetti che non meritano uno stipendio, certamente non quello che spesso percepiscono.
Vogliamo negarlo? Dobbiamo ostinarci a difendere l’indifendibile? Puntiamo il dito soltanto sui dipendenti delle partecipate o sugli ex pip perché li è lo spreco e li sono i privilegi reali?
Se questa regione e questo paese hanno bisogno di una scossa, questa può partire proprio dalla pubblica amministrazione. Rimettendo in discussione tutto. Magari a partire da una riduzione orizzontale del 15% degli stipendi, liberando così risorse per i servizi sociali che non ci sono quasi più o per le politiche attive del lavoro o per l’autoimprenditorialità e le microimprese che non possono essere finanziate soltanto con la buona volontà dei 5stelle siciliani.
Non ci soffermiamo a fare i conti ma siamo certi che un governo rivoluzionario capace di mettere in campo anche misure impopolari dovrebbe come minimo affrontare la questione nei termini più adeguati almeno per verificarne la fattibilità.