L’incontro è in agenda da ieri. Da quando cioè Giovanni Pistorio, neosegretario regionale dell’Udc e Rosario Crocetta, governatore della Sicilia hanno deciso di incontrarsi per sciogliere i nodi di un rapporto sempre più complicato. Almeno tra i vertici del partito dei centristi e lo stesso presidente. Perché, al contrario, di frizioni fra gli assessori di riferimento del partito scudocrociato e il presidente della Regione non se ne contano. Almeno ufficialmente.
Sui toni del vertice che si terrà oggi non c’è da fare pronostici: fra il ministro Gianpiero D’Alia e il governatore il tenore della polemica è stato aspro e non è credibile che si sia esaurito in un botta e risposta attraverso i media. D’altronde né l’Udc dell’ex segretario regionale e nemmeno il governatore hanno potere e autonomia sufficienti per sbattersi la porta in faccia: almeno adesso. Almeno a brevissimo termine.
Certo sulla tenuta dell’alleanza in Sicilia – dove il partito di Casini incassa un risultato impossibile in nessun’altra geografia amministrativa né locale né regionale – conterà molto l’esito della votazione in Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi che agita venti di crisi e minaccia la caduta del governo Letta imponendo così all’Udc di rompere gli indugi: di nuovo a casa del centrodestra e tanti saluti e baci alle alleanze spurie col centrosinistra.
Oppure e potrebbe essere la soluzione a breve termine: la fine dei conflitti con la promessa – un’altra – di Crocetta di dare finalmente il via ad un rimpasto richiesto, negato ma comunque atteso. Fra tutti l’Udc potrebbe rinunciare agli assessorati dell’agricoltura riportando Cartabellotta nel ruolo di dirigente regionale e a quello al Lavoro tanto desiderato da Articolo 4 e da Lino Leanza che negli uffici di Esterina Bonafede ha mantenuto in piedi tutti i suoi interessi ed anche qualche uomino di riferimento. Oltre a tutti i “contatti” che fanno la forza elettorale dell’ex vicepresidente della Regione.
Una soluzione comunque tampone per il partito dei centristi che sembra definitivamente destinato a trasferirsi dall’altra parte della barricata politica abbandonando – prima o non molto poi – l’alleanza con Crocetta. Il governatore che è più realista del re, nonostante le prove muscolari che lo spingono a ostentare una forza che non ha più, per dar via al rimpasto, ragionevolmente, deve attendere gli esiti del congresso del Pd – sia quello regionale che nazionale – anche per decidere chi fra i suoi assessori mettere alla porta.
Non dovrebbe avere giorni facili, ad esempio, il responsabile dell’Economia. Romano, spedito in Sicilia direttamente dall’ex segretario nazionale Bersani, Luca Bianchi non avrebbe vita facile se al congresso nazionale, quando saranno infine sciolte le riserve sulle primarie aperte, a vincere la “gara” per la leadership del Pd sarà il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Depotenziato, senza appoggi politici di peso, Luca Bianchi che fra gli assessori è il meno criticato dalle opposizioni mentre Articolo 4 – fra i gruppi che sostengono il governo – senza mai farne il nome, lo vorrebbe fuori da tempo, potrebbe alla fine essere sacrificato.
Mentre dai risultati del congresso regionale, che dovrebbe celebrarsi a ottobre, Crocetta dovrà prendere le misure per gli inserimenti in giunta adatti a garantirsi se non la totalità dei voti a favore in aula almeno una significativa fetta di consensi dal partito di cui porta in tasca la tessera. E si sa, gli sgambetti in casa Pd sono il sale di una convivenza tormentata ma pur sempre in essere.
Pistorio e Crocetta, dunque. Oggi l’incontro che decreterà l’armistizio fra il governatore e l’Udc. O pianterà le basi di una guerra prossima ventura. In ogni caso sarà un accordo. A tempo definito.