A poche ore dall’archiviazione per cinque imputati nell’inchiesta per la morte dell’urologo barcellonese, Attilio Manca, Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera interviene nel dibattito scatenato dal provvedimento del gip di Viterbo che di fatto avvalora la tesi della morte per overdose.
“Considerando la complessità della vicenda, in continuità e nel rispetto del lavoro già svolto dagli inquirenti, riteniamo che sia necessario che la Procura nazionale antimafia prenda in mano il caso per intraprendere ulteriori percorsi di ricerca di verità e giustizia così come da anni chiedono i familiari di Attilio Manca” dice Ciotti. Secondo il fratello Gianluca e i genitori di Attilio Manca, trovato senza vita nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio 2004, l’urologo sarebbe stato ucciso dalla mafia barcellonese perché ritenuto testimone scomodo. I familiari ritengono infatti che Attilio fosse stato costretto a recarsi a Marsiglia per operare alla prostata il boss di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano pur non sapendo della sua identità.
“A noi come alla famiglia di Attilio – aggiunge don Ciotti – non interessa avere un assassino a tutti i costi ma solo una verità giudiziaria che coincida con la verità dei fatti, una verità che dia risposte esaurienti ai tanti interrogativi sulle dinamiche di quella morte, su certe preoccupate telefonate di Attilio ai suoi familiari qualche giorno prima del rinvenimento del cadavere, di quel viaggio misterioso in Francia di qualche tempo prima e delle numerose coincidenze con le vicende legate alla latitanza di Provenzano. Nell’attesa di conoscere le motivazioni dei giudici di Viterbo noi continueremo a camminare accanto alla famiglia Manca nella loro richiesta di giustizia perché ad Attilio venga restituita la dignità della verità”.
Il Gip di Viterbo ha archiviato le indagini a carico di 5 barcellonesi mentre resta in piedi l’indagine su una cittadina romana sospettata di aver venduta la dose letale di eroina ad Attilio Manca.