“Bisogna trovare un capro espiatorio, in modo da poter poi giustificare il sacrificio economico chiesto ai cittadini con l’aumento della Tares. Allora via! Tutti a caccia del dipendente Rap che ruba lo stipendio e che non fa il suo dovere”. Sono alcuni dei primi passaggi di una lettera aperta trasmessa dai dipendenti dell’azienda municipale che ha rimpiazzato la partecipata Amia per la raccolta dei rifiuti a Palermo.
“Singolare appare la scelta del nostro primo cittadino di affidarsi alla polizia municipale, costituendo un nucleo ispettivo ad hoc per l’attivazione dei controlli sull’operato dell’azienda”. Secondo i mittenti della missiva, infatti, “il peso di gestioni scriteriate” verrebbe scaricato su chi è obbligato “a chinare il capo davanti alle direttive di un management non proprio esente da difettucci di varia natura… e di cui lo stesso Sindaco dimostra di non fidarsi poi così tanto”.
“Appare decisamente anomalo il fatto che si continui a sostenere che la musica è cambiata – proseguono –, che il direttore dell’orchestra è cambiato, ma i musicisti sono sempre gli stessi”. I lavoratori Rap denunciano infatti che i dirigenti siano stati “importati pari pari dalla gestione fallimentare, a cui sono stati confermati (almeno ufficialmente) ruoli e competenze”.
La lettera si sofferma poi sulla condizione degli operai “un po’ svogliati, forse anche perché concentrati sui debiti che non si riescono a pagare perché la quattordicesima mensilità non è stata corrisposta, forse perché l’emergenza li ha costretti a correre dietro un mezzo sgangherato e trascinare pesanti cassonetti senza ruote (perché non ci sono i soldi per sostituire quelle rotte), forse perché pur di non lasciare la spazzatura nei carrellati della raccolta differenziata li hanno convinti ad usare mezzi che, in qualunque altra città civile, sarebbero stati avviati a rottamazione, ma che alla RAP sono ancora considerati in ‘discreto stato’, anche perché fanno campare chi fornisce la manutenzione”.
I “dipendenti Rap (ex Amia) inkazzati”, che chiedono di stanare i veri responsabili oltre ai dipendenti che rubano e non fanno il proprio dovere, si rifanno infine alla “saggezza popolare” riportando una scritta “apparsa parecchio tempo fa su un muro di cinta dell’autoparco aziendale di Brancaccio che ancora nessuno ha pensato a cancellare”, che recita: “All’Amia i precedenti Dirigenti si sono succhiati tre cuarti di questa Azienda, l’ultimo cuarto che e rimasto se lo stanno succhiando i nuovi”.
“O questi dirigenti frequentano poco il posto di lavoro e non si accorgono di un tale “affronto” – concludono –, ovvero, in coscienza, pensano che la scritta abbia ragione e non osano cancellarla….”.