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Addio al Ponte Gioeni, inizia la demolizione

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Non c’era facebook e twitter era solo la traduzione dall’inglese di “cinguettio”, eppure quella notizia corse veloce, velocissima per tutta la città: “Il ponte sul Gioeni è crollato”. Correva l’anno 2002.

Un tam tam di sms, telefonate ai centralini delle forze dell’ordine e dei media, chiacchiere da bar alimentarono la bufala tanto da costringere i tg dell’epoca a rivedere completamente la scaletta e ad aprire l’edizione di mezzodì con quella che i giornalisti definirono una ‘non notizia’. Già perché il ponte sulla circonvallazione che domina il tondo Gioeni era ancora al suo posto, ma la bufala contribuì, e non poco, a paralizzare per alcune ore la viabilità di Catania. Per tutta la mattinata si susseguirono pellegrinaggi e prove artigianali di statica da parte degli stessi cittadini che con il naso all’insù passarono al setaccio il cavalcavia.

Forse l’idea di buttare giù il ponte in questione nacque proprio quel giorno e Umberto Scapagnini, il sindaco che da Berlusconi avrebbe poi avuto i superpoteri per il traffico (memorabile uno sketch di Gino Astorina), ci pensò e comunicò urbi et orbi la volontà di trasformare definitivamente la circonvallazione e di abbattere tutti i cavalcavia che la sormontavano. Sparirono semafori, attraversamenti ed incroci soppiantanti da rotatorie e ‘torna-indietro’. Sparì anche un ponte, quello di Ognina, demolito in diretta tv nel settembre 2004 fra le commozione dei protagonisti dell’iniziativa. Insomma tutto venne rivoluzionato tranne quella fetta di mondo che rimase così come è: il ponte del Tondo Gioeni.

Le vicende giudiziarie che interessarono il direttore dell’Ufficio speciale per il Traffico, Tuccio D’Urso (poi assolto), il ‘cervello’ dell’intera rivoluzione viaria, e soprattutto l’avvicendamento fra le amministrazioni Scapagnini-Stancanelli rallentarono, e di molto, il processo di demolizione. Anzi, dopo il completamento del nodo di via Fleming (parte integrante del progetto dell’epoca), iniziò un tira e molla sull’opportunità di mantenere in vita la struttura.

Il resto è storia recente così come l’ipotesi che sarebbe riaffiorata in queste ore della realizzazione del sottopasso che collegherebbe via Caronda a via Grassi, un passaggio che nel progetto originario era stato immaginato come l’ultimo tassello prima della demolizione del cavalcavia Gioeni.

Oggi a Catania c’è chi saluta con malinconia l’opera pensata negli anni Sessanta dall’ingegnere Benedetti, del resto è un pezzo di storia della città che all’epoca era la Milano del Sud. Le operazioni propedeutiche alla demolizione cominciano oggi e secondo i tecnici dopo Ferragosto il ponte non ci sarà più. Per il nuovo look del Tondo Gioeni bisognerà aspettare ottobre quando, secondo le previsioni degli esperti, la grande rotatoria sarà completata e la viabilità verrà ripristinata.


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