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Capodogli di 12 metri a spasso a sud est della Sicilia

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Orecchie elettroniche hi-tech stanno catturando i segnali del passaggio dei capodogli in mare aperto, a sud est della Sicilia.

A “spiarli” è il più grande e profondo apparato di ascolto sottomarino cablato del Mediterraneo: i 14 sensori acustici piazzati su una torre che nel marzo scorso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha calato 80 km a sud est di Capo Passero, in Sicilia, a 3.500 metri di profondità nello Ionio meridionale. Un apparato scientifico che permetterà di seguire “in diretta” i capodogli e segnalare la loro presenza alle navi che rischiassero di incrociare la loro rotta o che producessero un inquinamento acustico pericoloso.

“Appena entrati in funzione, tra il 23 e il 27 marzo, hanno subito catturato i segnali dei primi capodogli – dice Giorgio Riccobene, dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN (Catania) -. Il nuovo software ha permesso anche di stabilire la stazza di questi due animali, circa 12 metri. Potrebbero essere delle femmine o dei maschi giovani”.

“Ora faremo anche una statistica sulla rumorosità del mare, che rappresenta un grosso problema per i cetacei, come per le balene. Nel Mediterraneo abbiamo la balenottera comune, un gigante che arriva a oltre venti metri di lunghezza, che soffre maggiormente del rumore del traffico navale – spiega il biologo marino Gianni Pavan, dell’Università di Pavia -. I capodogli, ad esempio, comunicano a centinaia di chilometri di distanza ma con l’inquinamento acustico del mare questa distanza finisce per ridursi a pochi chilometri. E ciò ha riflessi sulla riproduzione, la migrazione e i fenomeni di spiaggiamento”.


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