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Antiparentopoli, Crocetta all’attacco: “Rinaldi è già incompatibile”

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Crocetta non ci sta. Sul ddl antiparentopoli – altra parentesi della conferenza stampa convocata a palazzo d’Orleans - il presidente non può non intervenire nella bagarre scoppiata in aula, a sala d’Ercole, ieri quando si doveva trattare il disegno di legge che dovrebbe sancire l’incompatibilità degli interessi dei politici negli affari con la pubblica amministrazione.

Due giorni fa, il presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars, Marco Forzese, ha annunciato di voler rinviare il testo alla Regione visto che alla seduta della commissione non si era presentato alcun rappresentante del governo. Ieri uno scambio di battute polemiche con il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone che sollecitava il lavoro dei deputati per rimuovere gli elementi di incostituzionalità sollevati nel precedente dibattito d’aula e l’invito a Forzese di portare in aula in tempi rapidi entro martedì il nuovo ddl riscritto.

A questa sollecitazione, Forzese risponde con una nota al vetriolo e rimarca ancora una volta la competenza del governo.

Crocetta oggi dichiara: “Questa vicenda è paradossale ed è un irrituale che il ddl venga rimandato al Governo. Si tratta di un testo modificato dalla commissione e quindi non è più del governo”. Quindi entra nel merito e ribadisce le sue convinzioni sull’incompatibilità degli interessi di alcuni politici presenti in Parlamento: “Chi ha una convenzione d’affari nel settore della sanità non può essere candidato se non rimuove questa causa di ineleggibilità che viene estesa anche ai coniugi. Non si capisce perché questa stessa regola non debba essere estesa anche alla Formazione che è in mano a molti, troppi politici in carica. Qui non c’è nessuna negazione dell’elettorato passivo – precisa poi -. Il motivo è solo uno: non vogliamo rapporti di confusione fra rapporti politici ed economici. E non si tratta evidentemente di un problema inventato. Io penso che sono violati i diritti costituzionali dei cittadini comuni. Di fronte al caso Giacchetto – allarga il ragionamento Crocetta – tutta la classe dirigente deve interrogarsi sui 160 milioni della comunicazione spesi dalla Regione. C’è già una legge, la 29 del 1951, che chiarisce alcune cause di incompatibilità con la carica di deputato o di amministratore”.

Quindi Crocetta fa i nomi: “Il deputato del Pd, Franco Rinaldi (coinvolto nell’inchiesta sulla formazione professionale a Messina come indagato, ndr) è già incompatibile proprio grazie a questa legge”.

E sulla fibrillazione in aula sul testo dell’antiparentopoli, Crocetta lancia le sue accuse alle forze parlamentari: “Trovo ipocrita da parte di qualcuno che vuole fare il moralista di scaricare sul governo la mancata approvazione della legge sul incompatibilità. Il testo non deve essere restituito al governo. Se così accade, sappia il parlamento che il governo redigerà un testo nuovo di zecca per rompere la corruzione in questa regione”.


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