Don Aldo Nuvola resta in carcere. Così ha deciso il gip di Palermo Agostino Gristina accogliendo la richiesta dell’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Geri Gerrara e Diana Russo.
Il prete, fermato due giorni fa con l’accusa di induzione alla prostituzione minorile, resta dunque detenuto in regime di isolamento. A difendere il sacerdote il collegio composto da Nino Caleca, Marcello Montalbano e Mario Zito.
Le nuove accuse al prelato, insegnante di religione, sono emerse nell’ambito dello svolgimento delle indagini sull’omicidio di Massimo Pandolfo, l’imprenditore ucciso il 24 aprile scorso a Palermo. Don Nuvola avrebbe sentito dopo l’omicidio, al telefono il presunto assassino in una chiamata durata sei minuti. Il ragazzo, un diciassettenne, sarebbe fra le vittime di Don Nuvola. I magistrati tentano di capire se il sacerdote abbia aiutato il ragazzo nelle fasi successive al delitto.
A confessare i suoi rapporti con Nuvola è stato il minorenne che avrebbe raccontato ai pm di essersi confidato con lui e di avergli raccontato l’accaduto. Circostanza che Nuvola ha smentito davanti ai magistrati che ieri lo hanno interrogato e ai quali ha ammesso di aver avuto prestazioni sessuali a pagamento pur sostenendo di non sapere che i ragazzi che adescava fossero minorenni.
Poco più di un anno fa il sacerdote era stato condannato per aver offerto soldi a un diciassettenne in cambio di una prestazione sessuale. Vizio dal quale, evidentemente, Nuvola non si è mai liberato. Ieri interrogato dal gip