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L’assessore Bianchi abbandona la Sicilia “No al ddl pagamenti l’ultima goccia”

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“Io mi fermo qui”. L’assessore regionale all’Economia Luca Bianchi annuncia così le sue dimissioni. L’ultima goccia è stata “l’affossamento” all’Ars del ddl pagamenti, inviato nuovamente all’esame della commissione Bilancio, ma Bianchi meditava l’addio da tempo. Il disegno di legge, anche noto come ‘salva-imprese’, prevede un mutuo da 1 miliardo di euro per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle ditte.

Nel corso degli ultimi mesi sono arrivati i problemiSi è appesantito tutto a causa del clima di tensione”, spiega l’assessore in conferenza stampa. “Io temo – aggiunge -che i tempi della politica non siano compatibili con i tempi dell’amministrazione e della fase che stiamo passando. Il governo Crocetta deve prima ricostruire il consenso. Io faccio un passo indietro. Il mio è stato un ruolo di servizio e credo nell’azione del governatore. Me ne vado ma non per altro incarico, non cerco paracaduti. Richiamo ciascuno alle proprie responsabilità. Me vado senza polemica e ringrazio per la grande opportunità che mi è stata data. Ringrazio gli assessori con cui ho lavorato benissimo e che non rappresentano portatori di interessi singoli ma abbiamo fatto squadra”.

Bianchi non risparmi dure critiche al suo partito, il Pd: “Ha fatto sentire un un appoggio intermittente alla giunta di governo ma con il gruppo democratico all’Ars ho lavorato benissimo e ringrazio tutti i capigruppo della maggioranza. Credo però che il Pd che abbia fatto degli errori, soprattutto ieri, ma non solo loro, anche gli altri partiti della maggioranza. C’è stato un problema perché il tema del rimpasto ci ha tenuto impegnato troppo e ci ha distolto dai veri problemi della Sicilia. Si è creato un pantano in questi ultimi mesi perché c’è stato un pedalare a vuoto. Io ritengo che questa regione è pronta per affrontare la sfida che ci attende”.

Da ieri, uno dei suoi fedeli collaboratori, Peppe Provenzano ha lasciato gli uffici della Regione dove, proveniente, come Bianchi, dallo Svimez, aveva collaborato al ‘nuovo corso’ degli uffici di via Notarbartolo a Palermo. Adesso per il ‘papa straniero’ della giunta Crocetta è arrivato il capolinea: l’ultimo colpo che non ha digerito è stato il rinvio in commissione del ddl pagamenti con cui Bianchi aveva predisposto l’accensione del mutuo da un miliardo di euro a copertura dei tassi di interesse da versare alla Cassa depositi e prestiti per la tranche di finanziamenti concessi per il pagamento dei debiti della Pa dall’ex governo Letta.

L’impugnativa di ieri è ingiusta rispetto al lavoro fatto - sostiene Bianchi - e ci costringerà a fare una manovra diversa. La mancata approvazione del ddl pagamenti porta dei problemi. Il disegno di legge non porta alcun aumento di tasse di Irap e Irpef.  La battaglia è solo demagogica ma la colpa è nostra che non ci siamo spiegati bene”.

“Questa mancata approvazione costerà a tutti i siciliani – sottolinea Bianchi -. Alla multinazionale non conta se vieni pagato subito ma le piccole imprese adesso rischiano e dovremmo pagare interessi di mora dell’8% per i debiti più le sanzioni previste dall’Europa. Le sanzioni possono colpire anche le stabilizzazioni dei precari e avremo anche problemi di liquidità.

Da tempo Bianchi sembrava destinato all’abbandono. I presupposti erano maturati quando il Partito democratico guidato dall’ex segretario Giuseppe Lupo aveva tolto la fiducia al governo e Bianchi, fedele bersaniano Pd, aveva dichiarato di non poter continuare ad operare in una giunta che non avesse l’appoggio dichiarato e incondizionato del suo partito. Oggi l’inevitabile epilogo.

 

 


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