Il problema si era già posto quando il governo Letta aveva stanziato 20 miliardi per garantire alle regioni i fondi per pagare i propri debiti con le imprese: i debiti della pubblica amministrazione. Già in quella occasione l’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi aveva ipotizzato l’accensione di un mutuo a garanzia del prestito concesso dalla Cassa depositi e prestiti che finanziava di fatto il provvedimento dello Stato. Adesso, sotto il nome di ddl pagamenti, si perpetua la stessa fattispecie ma all’improvviso alcuni esponenti del mondo datoriale siciliano si scoprono contrari.
Il motivo è tecnico: per avviare le procedure di accensione del mutuo, la Regione deve porre una garanzia. In questo momento l’unica garanzia certa è il mantenimento del massimo delle aliquote Irap e Irpef (alle imprese e alle persone) già innalzate al massimo livello. In soldoni, se ci fossero dubbi, a pagare il prestito della Regione siciliana saranno le tasse pagate da imprese e cittadini siciliani che per i prossimi trent’anni rimarranno al massimo livello consentito dalla normativa.
Un falso problema? Relativamente: nell’ipotesi in cui la Regione trovasse altre somme a copertura potrebbe modificare e rinegoziare il mutuo e intervenire sull’abbassamento del balzello a carico dei cittadini.
Un percorso virtuoso che in pochi ammettono possa riuscire mai. Ma il vero problema, sussurranno dagli ambienti romani, è che la vicenda del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione sarà il grimaldello con cui – in un regolamento dei conti interno al Pd – il segretario Matteo Renzi potrebbe mettere sotto scacco il governatore: dei 953 milioni di euro attribuito dal governo Letta alla Regione siciliana, causa anche la sonora bocciatura del commissario dello Stato sulla finanziaria regionale, pare non sia stato versato a saldo dei debiti verso le imprese dell’isola nemmeno un euro. E nel ‘secondo giro’ di fondi che Renzi intende destinare alle amministrazioni pubbliche con una iniziezione di altri 48 miliardi di euro da qui a fine luglio, la Sicilia potrebbe rischiare l’esclusione.
Intanto mentre si è concluso con un nulla di fatto corso il vertice di maggioranza sul futuro del rimpasto nella giunta Crocetta, l’aula di palazzo dei Normanni ha “affossato”il famoso Ddl pagamenti, rinviandolo all’esame della commissione Bilancio.
I banchi del governo sono rimasti vuoti mentre l’aula votava il ritorno in commissione Bilancio, con l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, che si aggirava un po’ imbarazzato tra gli scranni in gran parte vuoti della maggioranza. Il ddl potrebbe tornare all’ordine del giorno della commissione Bilancio prossima settimana. “A questo punto – dice il vice presidente Vincenzo Vinciullo (Ncd) – siamo pronti a convocare in audizione le associazioni imprenditoriali, a cominciare dal presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che per primo ha espresso perplessita’ sulle coperture del mutuo”.