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Maggioranza alla prova del rimpasto Martedì il vertice della “verità”?

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E’ fissato per martedì il nuovo vertice di maggioranza alla Regione siciliana. Un vertice atteso e che potrebbe rappresentare, per il governo della Regione, il giorno della verità.

Come sempre accade dalla nascita del governo Crocetta il vertice è convocato senza un ordine del giorno o la comunicazione precisa delle materie da trattare. Un momento di confronto che, in base a quello che filtra dagli uffici del governatore, dovrebbe affrontare principalmente temi di natura parlamentare ovvero come stringere le fila in vista della discussione sulla finanziaria bis che proprio martedì arriva in Commissione bilancio.

Inevitabile, però, che sul tavolo arrivi il grande tema rimandato per mesi ovvero il rimpasto. Non sarà un azzeramento della giunta ma un consistente ricambio certamente sì.

Le voci si susseguono già da qualche giorno e sembra stia accadendo proprio ciò che il governatore aveva cercato di evitare con i continui rinvii: si apre il mercato e non riguarda solo partiti ed assessori. Nel grande calderone potrebbero entrare anche le candidature per le elezioni europee che ormai si avvicinano (una campagna elettorale decisamente sotto tono fino ad ora) e soprattutto la nomina dei manager della sanità che sono ancora in bilico con gli “scaduti” in regime di proroga ordinaria e dunque con poteri, sulla carta, limitati.

Ad aprire, comunque, il confronto, ci pensa il capogruppo dell’Udc Lillo Firetto che lancia qualche piccola opinione in maniera soft. Per Firetto “la stagione dei tecnici in giunta è finita ed è il momento di parlare di politici” tanto più che il concetto di tecnico in Sicilia è stato estrapolato dal contesto e ormai tecnico “è chiunque non sia parlamentare”.

Un messaggio al governatore che non vuole deputati in giunta al contrario di quanto chiede l’Udc (in realtà lo chiedono un poco tutti gli alleati a partire anche dal Pd).

E’ singolare il fatto che a parlare non sia l’ex ministro D’Alia e soprattutto che non sia il segretario regionale Giovanni Pistorio. Proprio il nome di Pistorio, infatti, è uno di quelli che l’Udc potrebbe spendere nel caso in cui non convincesse il governatore a scegliere assessori parlamentari.

Ma andiamo per ordine e cominciamo dai possibili candidati per le elezioni europee. Proprio le candidature, infatti, permetterebbero di fare un poco di posto nei partiti visto che una condizione irrinunciabile per Crocetta è l’incompatibilità fra candidati ed assessori. Una regola che non esiste nella legge e sulla carta ma che il governatore ha messo come elemento di discrimine nel rifare la giunta.

Nel Pd la corsa alla candidatura, sia pure sottotraccia, c’è. Nessuno lo ammetterebbe mai ma fare il deputato europeo metterebbe tanti al sicuro dalle conseguenze di questi anni di crisi sull’elettorato. E’ più che probabile, infatti, che alle prossime regionali (certamente non vicine perché previste fra poco più di 3 anni) chi ha guidato l’amministrazione negli anni dei tagli, dei licenziamenti, delle espulsioni dal bacino dei precari e così via, ne paghi il prezzo in termini elettorali e primo fra tutti proprio il Pd essendo il partito di maggioranza relativa.

Ed ecco comparire, infatti, le candidature alle europee che non ti aspetti. Per non pagare il “conto elettorale al prossimo giro” in campo potrebbero scendere big come Antonello Cracolici e Beppe Lumia. Due nomi ormai quasi certi anche se non c’è alcuna ufficialità. Non è da escludere che la strada verso Bruxelles possa essere imboccata anche dall’ex segretario del Pd Giuseppe Lupo.

Un posto bisognerà trovarlo anche per un assessore probabilmente in uscita dalla giunta come Mariella Lo Bello. Se non sarà la candidatura alle europee il partito qualcosa dovrà “inventarsi” soprattutto dopo lo scontro diretto con l’altro componente della giunta Crocetta, Nicolò Marino.

In casa Udc un nome papabile per la candidatura alle europee sembra essere quello di Patrizia Valenti ed un pensiero non secondario potrebbe farlo anche l’altro assessore regionale in uscita, Ester Bonafede, anche se le sue quotazioni sono decisamente in ribasso. Non sembrano fare gioco, invece, le eventuali candidature che possano venire dai così detti partiti minori anche se minori lo sono ormai solo perché di giovane costituzione e non più nei numeri almeno contando i deputati all’Ars.

A conti fatti si può parlare di giunta di governo. Il primo tema sarà certamente quello di riequilibrare le presenze in giunta in virtù proprio dell’attuale composizione della maggioranza nella quale l’Udc ha perso consistenza numerica (ma fa pesare soprattutto Ardizzone che in qualità di Presidente dell’Ars risulta determinante). Il partito di D’Alia dovrà, quindi, rinunciare almeno ad un assessore anche se gli alleati speravano di strapparne almeno due. I centristi, infatti, contano anche, come detto, sul presidente dell’Ars e sulla guida di importanti commissioni come la bilancio. Ma bisogna far spazio a Drs e Articolo 4 con almeno un assessore a testa.

Il rimpasto, dunque, riguarderà l’esatta metà della giunta Crocetta. Sembra che resteranno al loro posto gli assessori voluti da Crocetta e dunque Stancheris (quota Megafono) e Scilabra (messa in quota al Pd). Quotate per restare al proprio posto due donne importanti di questa giunta: Linda Vancheri e Lucia Borsellino. I difficili equilibri romani lasciano pensare che nessuno toccherà neanche Luca Bianchi. Infine a non spostarsi dalla sua sedia potrebbe essere l’assessore tecnico (stavolta sembra proprio il caso di definirlo così) dato in quota all’Udc Dario Cartabellotta.

Assodati i nomi di chi resta al proprio posto è facile comprendere chi potrebbe andare via. In casa Udc toccherebbe a Patrizia Valenti e Ester Bonafede. la prima “premiata” con la candidatura alle europee la seconda “punita” per alcune dichiarazioni fuori luogo come quella sullo stipendio troppo basso (ma la scelta riguarda certamente tanti aspetti di natura politica e non solo quella infelice battuta enfatizzata dai media). Per due che vanno l’Udc ne nominerebbe uno solo. Circola il nome di Giovanni Pistorio ma si sa che il primo nome messo in giro nella politica siciliana quasi sempre non è quello giusto.

In casa Pd, se restano Bianchi e Scilabra, vanno via Lo Bello e Bartolotta. Un posto potrebbe toccare all’ex segretario catanese della Cgil Angelo Villari che forse proprio per questo non si è ricandidato durante il congresso provinciale della settimana appena conclusa. Villari potrebbe rappresentare l’area Cracolici. L’altro assessore dovrebbe essere un renziano. Garante di questa operazione il nuovo segretario regionale del Pd, Fausto Raciti che è figlio di entrambe le aree: Cuperlo e Renzi.

A restare fuori, con questo conteggio, sarebbero ancora Nicolò Marino dall’energia e Mariarita Sgarlata dai Beni culturali ai quali Crocetta rinuncerebbe per far posto agli alleati “minori”. Da coprire anche un terzo assessorato lasciato dall’Udc.

Tre assessorati da dividere fra Drs e Articolo 4 (ammesso che Crocetta non decida di tenerne per se ancora uno). In casa cardinale “scalpita” certamente Marco Forzese che chiede ancora di essere risarcito per il siluramento da presidente della Commissione affari istituzionali avvenuto per aver “protetto” le scelte del governo sull’Irsap mentre in casa Articolo 4 si punterebbe sulle donne.

Infine, ma non ultima, c’è la partita dei manager della sanità. Crocetta ha sempre detto che non possono essere frutto di scambi politici, Lucia Borsellino su questo punto difficilmente cederà rispetto a scelte di qualità ma le tentazioni e le pressioni certamente ci saranno.

Ancora una volta, quindi, il Presidente potrebbe decidere la via più semplice ovvero rinviare tutto. In ballo ci sono finanziaria bis, dl pagamenti con relativo mutuo e proprio i manager. E se Crocetta martedì si presentasse con la nuova regola che il rimpasto si fa dopo le europee?

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