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Rivoluzione commerciale a Palermo Possibile il “trasloco” delle licenze

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Le licenze commerciali possono essere vendute cambiando l’intestatario non solo per il locale dove si svolgeva l’attività di vendita, ma possono essere utilizzate in un’altra struttura che possiede le stesse identiche caratteristiche anche in un’altra zona della città. E’ quanto hanno stabilito i giudici del Tar di Palermo che dopo 14 anni hanno accolto il ricorso presentato dal Gruppo Acca società cooperativa che voleva prendere in possesso i locali dell’ex Bancarella, grande esercizio commerciale nella centralissima piazza Castelnuovo e trasferirla in via Rosolino Pilo. Al posto della Bancarella in questi anni ha trovato posto una delle sedi del Mc Donald.

La società assistita dagli avvocati Ferdinando e Giuseppe Mazzarella, aveva presentato ricorso contro il Comune di Palermo per chiedere l’annullamento di una serie di determine dirigenziali con le quali era stato bloccato il trasloco della licenza. Un’operazione che nel resto di Italia è possibile fare. Non in Sicilia perché secondo i giudici della seconda del Tar presieduta da Filippo Giamportone, (Carlo Modica de Mohac, Consigliere, Estensore Sebastiano Zafarana, Referendario) sarebbe stata applicata erroneamente la legge regionale sulle attività commerciali da parte dello Sportello Unico delle Attività Produttive.

Tutto è iniziato nel 2001 con una verifica da parte dei vigili urbani di Palermo che aveva verbalizzato la nuova società che si trovava in possesso di quella che riteneva essere una legittima autorizzazione ad aprire l’attività. Non per gli uomini della polizia municipale che multarono il commerciante. La società Bancarella srl che aveva avuto la licenza di vendita Promo Club Spa al Gruppo Acca. Quest’ultimo chiedeva al Comune di Palermo la “voltura” dell’autorizzazione amministrativa di commercio per il locale commerciale di quasi mille metri quadrati che si trova in Piazza Castelnuovo dal numero 18 al numero 26. La società una volta entrata in possesso della licenza voleva trasferirla in nuovi locali in via Rosolino Pilo che si trovano dal numero civico 6 al 10. Anziché avere il via libera l’amministrazione comunale blocco il passaggio e l’attività. Adesso dopo quasi 14 anni arriva il giudizio dei giudici amministrativi che riconoscono che quell’operazione era legittima e si poteva fare. Una decisione che può garantire lo sviluppo del commercio nella nostra città alle prese con una gravissima crisi. “Come affermato dalla giurisprudenza, la rigidità della prescrizione che impone l’automatica revoca per inattività dell’autorizzazione comunale all’esercizio del commercio – si legge nella sentenza – è mitigata dalla obbligatorietà del Comune di vagliare eventuali richieste formulate in ragione di comprovate esigenze o necessità”. I giudici amministrativi bacchettano l’amministrazione.

“La società Acca – aggiungono i giudici – ha dimostrato di aver agito con sollecitudine e sempre nel rispetto della normativa, il comportamento sanzionatorio dell’Amministrazione appare improntato ad uno sterile formalismo e ad una inutile rigidità, oltrecchè non conforme ad alcun concreto interesse pubblico”.

Per i giudici ci vuole maggiore elasticità anche alla luce dei dati terribili che emergono nel settore del commercio. L’osservatorio della Confesercenti proprio in questi giorni ha presentato un bilancio nerissimo. Tra gennaio e febbraio si sono registrate oltre 370 chiusure d’aziende. Il capoluogo dell’Isola, tra i primi dieci comuni più popolati d’Italia, si piazza al sesto posto per il saldo negativo. Causa principale dell’emorragia d’imprese, che conferma il trend negativo dello scorso anno, è l’eredità lasciata dal 2013: il calo del Pil e un crollo dei consumi peggiore del previsto. Tuttavia, se il saldo complessivo tra le nuove imprese e quelle che chiudono i battenti sul fronte del commercio registra un segno negativo (-87), si rileva un dato in controtendenza. Palermo è, infatti, il primo comune d’Italia per l’apertura di attività dedicate al commercio al dettaglio su aree pubbliche: si è registrato un incremento di 64 ditte. Saldo negativo invece per il commercio al dettaglio in sede fissa: -131 imprese. Non va bene neanche per il comparto del turismo, dove a fronte di 11 imprese che nascono, 40 chiudono i battenti. “In molti hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo la strada della chiusura o, come abbiamo rilevato dai dati, del commercio su strada – commenta il presidente di Confesercenti Palermo, Mario Attinasi -. Ma il segnale preoccupante è la chiusura di imprese che si registra anche nel settore del turismo, un settore che si guarda come traino dell’economia siciliana, ma che di fatto sta collassando”.


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