“Eticamente e giuridicamente sbagliato. E’ la stessa logica su cui si è basata la trattativa ed è stata formulata dagli stessi imputati del processo che si celebra per gli stessi motivi”. Queste le parole del procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, conversando con i giornalisti a margine dell’udienza del processo in corso all’aula bunker di Palermo, commentando la richiesta di remissione presentata da Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e depositata presso la cancelleria della Corte di assise di Palermo nel processo per la trattativa Stato-mafia.
Gli ex ufficiali del Ros secondo l’accusa furono tra i protagonisti del patto che pezzi delle istituzioni avrebbero stretto con cosa nostra negli anni delle stragi mafiose.
Teresi ha anche parlato delle intercettazioni shock del boss Riina in carcere. “Ci siamo sempre chiesti perché Riina facesse tutte quelle esternazioni a Lorusso durante l’ora d’aria. Forse perché voleva creare una situazione di allarme, presa doverosamente sul serio dallo Stato, creasse le condizioni per una istanza di spostamento del processo”.
Attesa dunque per la decisione che prenderà la Cassazione partendo dal presupposto che “non e’ possibile per principio che un processo sia da spostare perché uno degli imputati minaccia. Anche al maxi fu presentata una istanza di rimessione per legittima suspicione e fu rigettata- ricorda Teresi -proprio perché lo Stato aveva messo tutti i presidi per assicurare la sicurezza della città e del processo”.
“Manca in quest’istanza, articolata in modo sapiente – secondo il procuratore aggiunto – un dato fondamentale: le minacce e le irritazioni di Riina riguardano il processo. Lui lo dice esplicitamente che è ‘questo processo che mi sta facendo impazzire’. Perché Riina ha paura di questo processo, perché fa queste esternazioni? Certamente la situazione di pericolo non riguarda Palermo ma riguarda il processo dovunque esso si celebrerà. Quindi spostarlo non è una soluzione ai problemi sollevati dall’istanza”.