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Diciotto anni senza il Presidentissimo

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Domani un nuovo diciottenne a Catania festeggerà il traguardo della maggiore età. Eppure 18 anni fa Catania piangeva uno degli uomini più amati dalla gente comune: Angelo Massimino. Domani, infatti, saranno diciotto anni da quel tragico schianto sulla Catania-Palermo che tolse la vita al ‘presidentissimo’ rossazzurro.

Abbiamo chiesto ad Angelo Russo, quel nipote che Massimino aveva messo accanto a sé per guidare la società, di ricordarlo affinché anche il tifoso che domani compirà 18 anni potrà saperne di più su un uomo che Catania non ha dimenticato.

A distanza di così tanto tempo perchè Angelo Massimino è ancora amato?

“Sinceramente è una domanda che mi pongo spesso, anche perché vedo che quest’amore trascende l’ambiente strettamente calcistico. Non posso fare a meno di considerare che, nonostante il mio personale ricordo di lui sia davvero intatto, sono già passati diciotto anni da quel maledetto pomeriggio di marzo, e diciotto anni sono tanti. Vedere che questo ricordo viva nel cuore e nella mente di moltissimi, mi dice che questo è un sentimento profondo, frutto di un legame che il tempo non scalfisce, anzi.
Onestà, coraggio, creatività, spontaneità, irriverenza verso il potere che vuole solo dominarti ed un senso di attaccamento alla propria terra che solo i siciliani hanno: questo è ciò che la gente riconosce in lui e credo che lì sia da ricercarsi la chiave dell’amore popolare verso Angelo Massimino”.

I rapporti con i tifosi, però, hanno avuto degli alti e bassi. Quale il momento più alto e quello più basso?

“Non conosco nessun rapporto prolungato, di nessun tipo, che non abbia sofferto e soffra di alti e bassi. Immaginarsi poi nel mondo del calcio e fra tifosi, laddove la contraddizione, la vittoria e la sconfitta, lo sconforto dopo l’esaltazione, sono il quotidiano. Le vittorie marcano i ricordi apparentemente più belli, e di vittorie da ricordare nella sua lunghissima gestione ne abbiamo davvero tante. Ma nessuna vittoria è possibile se non si sa gestire bene la sconfitta. L’ho visto piangere per il Catania, accettare umiliazioni e sconfitte che avrebbero piegato chiunque. Ripartiva, subito. Non c’era nemmeno il tempo di rendersi conto della caduta che già si era rialzato.

Accadde così anche quel pomeriggio d’inverno del 1996, a poche settimane dall’incidente fatale; era il campo polveroso di Viagrande ad ospitare un contestato allenamento del Catania che si stava battendo con grande difficoltà nel campionato di C2. Alcuni scalmanati si avvicinarono alla squadra minacciosi, lui lo impedì e si mise in mezzo, cieco e solo. Finì per terra tra gli strattoni; gli scalmanati vedendolo in terra andarono via.

È una pagina non troppo conosciuta ed all’apparenza è anche il momento più oscuro del rapporto con i tifosi. Ma si rialzò, gli scalmanati capirono di averla fatta grossa e lui li perdonò subito. Non ne parlò mai e soprattutto non portò mai rancore. Ed è così che il momento più oscuro diventa allo stesso tempo il momento più alto. Morì circa un mese dopo lasciando tutti inconsolabili, soprattutto gli scalmanati di Viagrande che quel pomeriggio conobbero un amore verso la squadra più grande del loro. La sua morte coincise anche con il momento calcistico più difficile della storia del Calcio Catania; è un’altra dimostrazione della profondità di questo sentimento”.

Angelo Massimino si sarebbe adattato al calcio moderno, quello della  tv?

“Appena quarantenne divenne presidente del Catania e al primo anno vinse il campionato dei cadetti e si ritrovò nell’olimpo del Calcio. Nei successivi trentadue anni, con qualche rara parentesi, rimase in sella. Il calcio dei Presidenti che si riunivano al Gallia di Milano per il mercato estivo, lasciava spazio negli anni alle modifiche della sentenza Bosman ed ai procuratori sportivi.

Non ho dubbi sul fatto che sarebbe riuscito ad assorbire anche questi ultimi cambiamenti, che ci hanno portato ad un calcio sempre più virtuale e televisivo. Di sicuro però non gli sarebbe piaciuto, visto che amava vivere le emozioni forti dello stadio, quelle urla di gioia e rabbia che sono il D.N.A. di ogni vero tifoso”.

Mai nessuno potrà ripetere l’impresa del Catania: ripartire dai dilettanti per conquistare la Serie A (adesso c’è il Lodo Petrucci), questa storia merita di essere ricordata più spesso?

“Certamente. È un esempio rarissimo di un’enorme passione popolare che non conosce sosta nemmeno quando il palcoscenico domenicale è quello dei paesini attorno al capoluogo etneo. Quello che a volte si dimentica è che fu una ribellione di massa a colori e passioni senza storia che la politica e parte dell’imprenditoria volevano inculcare ai catanesi, prendendosi gioco dei loro sentimenti.

Grave errore, tipico di chi catanese non è (come non lo erano gli artefici di quel progetto). Sappiamo subire le dominazioni (e Dio solo sa quante ne abbiamo subite nel corso della storia…) ma non accettiamo che si calpestino i nostri sentimenti e che ci vengano imposte le nostre passioni. Da questo scatto di orgoglio nasce quella risalita che rimane unica nel panorama calcistico italiano e non solo”.

I funerali di Angelo Massimino furono un evento. Si consumò anche una sorta di pace fra i tifosi di Catania e Palermo. Cosa ricorda?

“Ricordo i capotifosi palermitani con le loro sciarpe rosanero, piangendo davanti la sua bara ed abbracciarsi sconsolati con i nostri tifosi. Grande esempio di civiltà e umanità. Se ne era andato un simbolo di sportività e sicilianità che non conosceva confini. Personalmente apprezzai moltissimo quella visita che servì per dimostrarmi ancora una volta quanto grande era l’amore della gente per lui. Ancora oggi, dopo tanti anni, passando dal luogo dell’incidente in territorio palermitano, mi capita di vedere sciarpe rosanero e rossazzurre insieme. Da brividi”.

Torniamo al presente, secondo lei, il Catania si salva?

“La classifica è complicata, questo è sotto gli occhi di tutti. Il rendimento della squadra lontano dal Massimino non lascia molto spazio alla speranza. Se però mi si chiede se il Catania si salverà io rispondo: non è così importante. La legge dello sport ci dice che le vittorie e le sconfitte si alterneranno sempre e che questo è inevitabile.

Nella storia del Calcio Catania ci sono state vittorie, molte ed importanti. Se il Catania quest’anno ce la farà, avrà scritto una pagina epica, frutto di un recupero incredibile.
Se non ce la farà dovrà rialzarsi in fretta, facendo tesoro degli errori. Quello che è sicuro è che la gestione della sconfitta è importante almeno quanto la vittoria.
Quello che la gente non perdonerebbe mai è arrendersi prima del fischio finale, quando ancora la matematica non avrà emesso la condanna.
Lasciatemi però rispondere come avrebbe fatto Angelo Massimino: Il Catania si salva?
Certo che si salva, perchè lei ha dubbi?”

effelle


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