Aveva trascorso una giornata al mare. Stava tornando verso l’auto quanto è caduta su un tubo che si trovava in prossimità della battigia. Quella doveva essere una giornata spensierata per Concetta Scardamaglia, 59 anni, si è trasformata in un calvario. Prima in ospedale, poi in casa in convalescenza.
Quel tubo divelto all’ingresso della spiaggia l’ha fatta cadere provocandole ferite e contusioni e anche una frattura. La donna, per ottenere giustizia, dopo mesi di sofferenza ha chiesto giustizia e si è rivolta ai giudici.
Adesso con una Sentenza il Giudice di Pace Pietro Di Girolamo ha condannato il Comune di Palermo al risarcimento delle lesioni fisiche subite dalla bagnante. L’amministrazione comunale è stata condannata a pagare 2.500 euro più le spese legali e interessi. Per la donna era assurdo che qualcuno proprio all’ingresso della spiaggia avesse lasciato nel varco quel pezzo tubo difficile da scansare. Con le ciabatte in plastica per la signora quell’ostacolo in ferro era diventato una vera trappola.
Un ruzzolone che è costato molto caro alla donna. La bagnante ancora in costume veniva ricoverata all’Ospedale di Villa Sofia. Oltre alle sbucciature ed escoriazioni diffuse si è anche fratturata il dito del piede sinistro. Qualche problema anche alla tibia. I medici le hanno dato una prognosi di 20 giorni.
Dopo la denuncia gli operai comunali hanno rimosso pezzo di tubo, eliminando l’ostacolo dall’accesso alla spiaggia per evitare altri infortuni. Questo non è stato sufficiente ad evitare la condanna.
“Con la decisione il Giudice di Pace, – osserva l’Avvocato Rosario Dolce difensore della bagnante – ha consolidato un importante principio giuridico per cui la responsabilità dell’ente comunale a titolo di omessa custodia e per insidia e trabocchetto si estende anche a fattispecie diverse rispetto a quelle generalmente trattate in tema di buche stradali, così da comprendere anche la precarietà dell’arredo urbano posto avanti le spiagge pubbliche”.
Il Giudice infatti afferma nella sentenza che “nel caso specifico, si deve ritenere che il Comune di Palermo sia responsabile dell’inadempimento degli obblighi di manutenzione, di vigilanza di custodia della proprietà comunale e dell’omissione della situazione di pericolo, integrandosi l’ipotesi di colpa grave”.
Il Comune durante il procedimento si era difeso affermando che l’area non sarebbe stata di competenza dell’amministrazione comunale, ma dell’ente che ha in gestione la riserva naturale. In effetti quella è una zona di confine. Per il giudice invece l’ingresso alla spiaggia ricade nel territorio di competenza del Comune come emerso nel corso del dibattimento quando è stato ascoltato un testimone oculare sul ferimento della signora. Il Comune ha cercato anche di addossare la responsabilità della cattiva manutenzione all’ex Amia Spa che in base al contratto di servizio aveva la manutenzione dell’arredo urbano.
Anche questo tentativo è andato a vuoto.