Niente seduta oggi per il Parlamento regionale siciliano. Nonostante la riforma delle Province prosegue estremamente a rilento, nonostante i termini legali per la sua approvazione siano scaduti ormai da 10 giorni, il Parlamento siciliano non terrà seduta per consentire al Presidente della Regione ed a quello dell’Assemblea di essere a Catania per la visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L’Ars riprenderà i suoi lavori domani, giovedì. Ieri, intanto, è stata un’altra giornata campale. Il governo è andato sotto per l’ennesima volta vedendo bocciato, con il voto segreto, l’intero articolo 4 così come era stato riscritto proprio nell’emendamento governativo. Bocciate, fra l’altro, anche le quote rosa. Lo scoglio del 4 è stato superato solo tornando alla vecchia stesura. Riforma, dunque, che continua ad essere modificata in aula con conseguenza impreviste ed imprevedibili. Ad oggi impossibile immaginare cosa uscirà dal Parlamento.
Subito dopo l’approvazione dell’articolo 4 come esitato dalla commissione Affari istituzionali (dunque dopo l’ennesima sconfitta di governo e maggiooranza), il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha rinviato la seduta proprio a giovedì prossimo alle 16, accogliendo la richiesta di alcuni deputati, nonostante gli uffici e lo stesso presidente avessero manifestato la disponibilità a proseguire l’esame del ddl sulle Province.
A sentire i più si fa strada la possibilità di un accordo, se non all’interno di una maggioranza in frantumi, almeno fra maggioranza ed opposizione. Una sorta di ribaltone dei numeri al quale, in realtà, si è assistito più di una volta durante questa legislatura.
Lo conferma il Nuovo centro destra per bocca di Nino D’Asero ”Il dialogo con il Pd e la maggioranza c’è, c’è sempre stato in realtà. Noi lavoriamo all’Ars per migliorare le leggi”. Lo denuncia, invece, Nello Musumeci che parla di “intrallazzo, di una menzogna nei confronti di una opinione pubblica che aveva salutato con interesse l’annuncio della riforma Giletti-Crocetta. Prendo atto che Crocetta ha trovato un accordo col partito di Alfano. Le larghe intese sono arrivate anche qui. Ma il partito di Alfano ha scelto la legge sbagliata per trovare un accordo”.
Sembrava la soluzione, ma alla prova dei fatti l’accordo è apparso difficile da far digerire ai deputati. La seduta dell’Ars, ha fatto registrare una raffica di richieste di voto segreto, l’assenza degli alfaniani al rapido vertice con la maggioranza, il fallimento della presunta intesa sull’articolo 3, e la clamorosa bocciatura dell’articolo 4.
Se un accordo c’è fino ad ora non è stato rispettato. Ma il vero grande tema deve ancora arrivare al vaglio dell’aula e si chiama art. 7. E’ quello lo spartiacque. In quella occasione si parlerà di reintrodurre le bocciate città metropolitane.
Su questo punto, e solo su questo, ci sarebbe un dialogo con Ncd a favore del via libera alla norma, rinviando a una successiva legge la definizione delle funzioni.
Ma nel frattempo la riforma continua a perdere pezzi. Come per l’articolo 3 per il quale non è stata neppure formalizzata in Aula la proposta di mediazione, formulata dal presidente della prima commissione Antonello Cracolici (Pd), che rinviava ai singoli statuti dei Liberi consorzi dei Comuni la questione della designazione dei presidenti, aprendo all’elezione diretta caldeggiata dal centrodestra.
E’ stata invece approvata la riscrittura della norma che, fissando gli organi – presidente, assemblea e giunta – stabilisce che saranno scelti con elezioni di secondo livello, cioè dai sindaci e dai consiglieri (come voleva il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi e la maggioranza del gruppo), i quali svolgeranno per cinque anni le loro funzioni nel nuovo ente a titolo gratuito, con le spese di trasferta a carico dei Comuni di appartenenza. E’ passata, come detto invece, la versione originaria esitata dalla prima commissione dell’art.4: l’assemblea, organo di indirizzo politico-amministrativo dei liberi consorzi, resta composta da soli sindaci e non da consiglieri comunali. Si riparte giovedì ed il clima non accenna a migliora.