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Sicilia, Contratti di sviluppo: 130 milioni di euro fermi da un anno

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Centotrenta milioni di euro utilizzabili anche domani e destinati allo sviluppo e alla legalità  restano fermi nei cassetti della Regione siciliana invece di dare ossigeno e futuro alle imprese dell’isola. E’ l’ennesimo caso di mancato utilizzo di risorse per ritardi istituzionali. Si chiamano contratti di sviluppo. Sono uno strumento “potente” per la crescita di un territorio. Vengono finanziati con soldi comunitari e prevedono un investimento “paritetico” da parte di aziende private rispetto alle somme erogate a supporto di specifici progetti. Creano occupazione, ricerca scientifica e tecnologica, nuove aziende, nuovi prodotti e un imponente valore aggiunto legato all’innovazione.

In Sicilia i contratti di sviluppo esistono ma sono rimasti solo sulla carta. Sono quei contratti che dovevano servire a salvare, fra l’altro, l’ex Pfizer oggi Myrmez e la Cesame solo per nominare due grandi aziende in crisi, nello specifico nel catanese. Ma la disponibilità economica è tale che permetterebbe almeno una decina di contratti di sviluppo nell’Isola, tutti di altissimo livello e profilo.. Con la delibera Cipe del 3 agosto 2012 praticamente di un anno fa, infatti, erano stati stanziati, per l’isola, fra i tanti altri provvedimenti, 80 milioni di euro.

Denaro già disponibile nelle casse della Regione che però ancora non viene impiegato. Per consentire l’attuazione dei contratti di sviluppo in un tessuto depresso come quello del sud e della Sicilia contestualmente era stata approvata anche una deroga, concordata con Bruxelles e resa operativa con legge regionali, abbassando l’entità minima dei contratti dai 15 milioni di euro inizialmente previsti a 7 milioni e mezzo.

La delibera era stata registrata nel mese di novembre dalla Corte dei Conti quindi il nuovo governo si è trovato le risorse già disponibili. Da novembre ad oggi, però, il primo provvedimento in materia è del 20 maggio scorso ed è stato registrato alla Corte dei Conti il 4 giugno.

Si tratta del Decreto Assessoriale 105/gab delle attività produttive. Il decreto decide,a sorpresa, di predisporre in house gli atti necessari per raccogliere le intenzioni di partecipazione alla gara e poi passare alla vera e propria fase di bando e graduatoria. In pratica devono essere gli uffici dell’assessorato alle attività produttive ad occuparsi di queste pratiche,quegli stessi uffici che attualmente risultano sottodimensionati e che denunciano, in base a quanto è stato sancito dall’ultimo comitato di sorveglianza del PO FESR, i maggiori ritardi nell’uso dei fondi comunitari.

Il D.A. 105/gab, pubblicato sul sito ufficiale della Regione siciliana il 14 giungo, comunque, assegnava un termine di 30 giorni. Ad oggi, i termini sono ampiamente scaduti. Siamo, infatti, a 38 giorni senza che si sappia nulla dei contratti di sviluppo. Peraltro il nuovo avviso della attività produttive riduce ulteriormente i tagli dei piani di investimento stabilimento in 5 milioni l’importo minimo dei contratti di sviluppo. Una scelta comprensibile e razionale che garantirebbe maggiore accessibilità ed il passaggio da 10 a 16 dei progetti finanziabili ma che non è dato sapere se è già stata condivisa da Bruxelles per evitare eventuali rischi di future procedure d’infrazione.

Ma come se non bastassero gli 80 milioni dei contratti di sviluppo, restano in un cassetto anche i 50 milioni di euro destinati alla zona franca di legalità della Sicilia centrale ovvero di Caltanissetta ed aree limitrofe. Si tratta dell’unica porzione di territorio isolano che resta, così, fuori dalle zone franche urbane. Appena la scorsa settimana l’Ars era tornata ad occuparsi proprio delle 13 aree a fiscalità avvantaggiata ma senza affrontare la zona franca di legalità progetto, peraltro,già di un protocollo d’intesa firmato con la prefettura d Caltanissetta.

Mentre gli uffici continuano a lasciar trascorrere il tempo, le imprese soffocano, licenziano, falliscono o chiudono per evitare il fallimento.


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