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Bagheria, cadaveri bruciati nelle bare I parenti: “E’ come in un film horror”

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E’ il giorno del dolore a Bagheria e dello smarrimento. Tantissimi parenti si sono recati nel cimitero comunale dopo una notte insonne. La notizia delle bare bruciate e dei resti umani trovati dai carabinieri in alcune zone del camposanto ha creato tanto sconcerto e indignazione in chi aveva seppellito il proprio familiare.

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“Stanotte non ho chiuso occhio – dice Maria Greco – Non ho avuto il coraggio di dare la notizia alle mie sorelle e a mia madre di 90 anni. Pensi la mamma è rimasta vedova quando aveva 38 anni. Pensi cosa poteva succedere se le dicevo che mio padre non era più nel loculo e fosse stato bruciato? Una vicenda assurda che lascia indignati”.

Accanto c’è la sorella Cristina. “E’ un film dell’orrore messo in atto. Se qualcuno si permette di profanare la tomba di mio padre ne risponderà a Dio – aggiunge – L’economia in questa regione va male. Non abbiamo senso civico. Ma quello di non avere rispetto neppure dei morti non si può tollerare. Una civiltà che non rispetta i morti non ha senso di esistere”.

C’è un continuo via vai nel cimitero di Bagheria. Insolito per certi aspetti. Tantissimi si sono recati nel camposanto per verificare se ancora il familiare è seppellito. “Una notizia che mi ha lasciato sconvolto – dice Giovanni Prestigiacomo – Vedere le bare scoperchiate, bruciate. Le ossa sparse tra le aiuole è davvero sconvolgente. Spero che l’amministrazione comunale riesca a rimettere ordine per dare a tutti la giusta serenità”.

Tra le aiuole dove ci sono le aree sequestrate, anche piccole ossa sparse tra l’erba. Ci sono scarpe, bottoni, cravatte. Pezzi di casse da morto fatte a pezzi. In una zona ancora la cenere prodotta dalle bare bruciate. Tutto quanto avveniva in una zona del cimitero centrale tra centinaia di loculi e cappelle gentilizie. Una mamma si è precipitata tra le tombe per vedere se c’era ancora seppellito il proprio figlio. “Ho visto le immagini. Ho riconosciuto che era la zona dov’è seppellito mio figlio – dice Maria Castronovo – Sono davvero schifata. Pensavo di non trovare più la tomba di mio figlio. Terribile quanto successo”.

Qualcuno sussurra. “Non so neppure se dietro questa lapide c’è davvero mio fratello – dice un uomo davanti al loculo – Siamo davanti a una vicenda incredibile. Spero che trovino i responsabili”. L’indagine sulla gestione del camposanto comunale è solo all’inizio. C’è l’ipotesi che possa esserci anche la mano della mafia tant’è che l’indagine è passata alla Dda. Ci sono già tre dipendenti comunali indagati.

Ne ha parlato il collaboratore di giustizia Sergio Flamia, che sta ricostruendo gli ultimi trent’anni di storia criminale in un mandamento dominato dagli uomini di Bernardo Provenzano. Cinque aree sono state sequestrate ieri dai carabinieri. Il sindaco Vincenzo Lo Meo ha preso i primi provvedimenti. “Abbiamo già fatto una rotazione dei dipendenti – dice il sindaco – Rotazione fatta il giorno prima di questa inchiesta. Se qualcuno ha sbagliato è giusto che pagherà. Abbiamo preso atto delle indagini dei carabinieri a cui diamo il massimo della collaborazione. Se ci sono stati dei comportamenti che non hanno rispettato procedure e leggi in materia di seppellimento e estumulazioni delle bare verranno perseguiti”.


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