“Il falso made in Sicily danneggia il commercio del settore agroalimentare, penalizzando sia gli esercenti che vendono prodotti originali sia i consumatori, che acquistano articoli fasulli talvolta rischiosi per la salute dei cittadini”: lo afferma il presidente regionale della Confederazione Italiana Esercenti Commercianti Salvatore Bivona, che sottolinea i danni che il fenomeno del “sicilian sounding” arreca sotto il profilo dell’occupazione, del fatturato e dell’immagine dell’isola.
“Si tratta – spiega – di un escamotage utilizzato da chi pratica la pirateria agroalimentare, proponendo nelle etichette parole che richiamano ingannevolmente le specificità siciliane ma che nulla hanno a che vedere con la loro qualità e le loro materie prime”.
“ Gli esempi più comuni – spiega il presidente – sono rappresentati dal pomodoro di Pachino, dal pistacchio di Bronte e dall’olio extravergine d’oliva, dai pinoli e dalla frutta secca: tutt’altro che siciliani, provengono in realtà dalla Tunisia, dalla Grecia e dalla Siria ”.
“Invitiamo sia i consumatori che i commercianti – conclude Bivona – a segnalare all’Osservatorio per la Dieta Mediterranea interno alla CIDEC (cidec.comunicazione@libero.it ) eventuali anomalie e irregolarità, con particolare attenzione rivolta ai marchi Dop e Igp : provvederemo immediatamente a trasmettere le informazioni alle autorità competenti”.