Non fu una partita memorabile per il gioco, ma per chi segue i percorsi del Catania e del Chievo il ricordo di quanto avvenne a Bologna è meravigliosamente fantastico o tremendamente drammatico.
I rossazzurri di Pasquale Marino e la squadra di Gigi Del Neri si giocarono la permanenza in Serie A, un valzer di passioni in 90 minuti sul neutro di Bologna ( a causa dei fatti del derby siciliano del 2 febbraio che costrinse il Catania a giocare larga parte del girone di ritorno lontano dal Massimino per squalifica) riservato solo ai non cardiopatici.
Per un tempo, infatti, il Chievo, sopra di un punto rispetto al Catania, era virtualmente salvo. Nella ripresa, la situazione si capovolge: i rossazzurri vanno a segno con Fausto Rossini e raddoppiano poco dopo con Mauro Minelli.
Catania-Chievo 2-0 sul prato del Dall’Ara non fu Italia-Germania 4-3 dello stadio Atzeca e nemmeno Germania-Italia 0-2 del Mondiale 2006, ma le lacrime furono le stesse. Di gioia e disperazione. Il pianto di Peppe Mascara abbracciato a Fabio Caserta commuoveva la gente di Catania straripante di felicità, lo sguardo livido di Igor Campedelli che lascia lo stadio anzitempo e le lacrime di Semioli in panchina straziavano la cenerentola Chievo.
La posta in palio stavolta è alta, altissima ma non è di certo la stessa. Oggi, fra i rossazzurri, l’unico reduce di quella partita scolpita nella memoria dei protagonisti e dei tifosi catanesi è Mariano Izco, l’argentino che ha vissuto tutte le stagioni recenti del Catania. Il capitano che probabilmente meglio interpreta la passione mai doma di un club storicamente abituato a soffrire, il centrocampista affamato che domenica scorsa ha fatto la differenza contro la Lazio.
Contro il Chievo di Eugenio Corini si riparte da una storia di quasi sette anni fa e con un ex ragazzino che dai margini della panchina con la sua grinta ha scalato ogni posizione fino a guidare in campo la squadra rossazzurra.