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La rivolta dei Dem contro l’Udc di Casini Una guerra interna al Pd in vista delle primarie

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L’election day ci sarà. Non prima del 2015. Detta così sembra una considerazione ovvia quanto banale. Ma il riferimento in Sicilia oggi è più che mai stringente: l’abbraccio – o il ri-abbraccio – di Pierferdinando Casini con il cavaliere Berlusconi sta animando un dibattito ‘feroce’ in Sicilia. Se l’Udc va col centrodestra di Berlusconi, anche se in questi giorni a riabbracciare il figliol prodigo-moderato si lancia anche Angelino Alfano e il suo Nuovo centrodestra, non può restare nell’alleanza di centrosinistra che mantiene in piedi il governo Crocetta.

Il primo ad alzare la voce è stato Fabrizio Ferrandelli, renziano. Ma da qui a dire che tutti i renziani di Sicilia siano pronti a chiudere l’esperienza di governo a fianco ai moderati del partito di Casini ce ne vuole. La rappresaglia, a volerla dire tutta, rischia di rimanere confinata ad una battaglia che è tutta interna al Pd. Inutile nasconderselo, Ferrandelli parla per uscire dall’angolo in cui il dibattito sulle primarie in corso con la candidatura di Fausto Raciti, ideale trait d’union fra le aree Renzi e Cuperlo (si decifri Faraone e Crisafulli in Sicilia, i due ex acerrimi nemici, accompagnati dal leader del Megafono, lo stesso governatore Crocetta) lo ha relegato. Ferrandelli, anche in forza dei numeri che sa esprimere (alle primarie per sindaco di Palermo ha ottenuto più voti dello stesso Faraone) riteneva di poter avere strada spianata per la segreteria regionale anche visto il successo di Matteo Renzi al nazionale.

Ma il sindaco di Firenze che è più realista del re ha dato un unico mandato ai suoi: andate e diffondete il verbo ma che io possa controllarlo. E forse Ferrandelli, meno di Faraone premiato con un posto in segreteria nazionale Pd, esprime un profilo di autonomia ancora troppo ballerino per i gusti del segretario. Che diciamocelo chiaro, di conquistare la Sicilia scalzando re Crocetta dalla presidenza di palazzo d’Orleans ha intenzione eccome.

Un renziano ‘meno in vista’ o più low profile, dice sommessamente: “Un anno e ci prendiamo la presidenza della Regione”. Nel giorno di quell’election day che sembra segnato per il futuro del premier Enrico Letta come del governatore Rosario Crocetta. La strategia elettorale in vista delle nazionali si vedrà già a partire dalla composizione delle liste per le europee.

Una guerriglia interna al Pd alla prova fra meno di dieci giorni con le primarie, dunque. Con il segretario uscente, Giuseppe Lupo costretto a correre dietro Fausto Raciti e rivendicazioni che, sulla maggioranza strana che sostiene il governatore, raccoglie oggi anche l’insofferenza del capogruppo Pd all’Ars, Baldo Gucciardi che pare abbia ‘abbandonato’ la linea del segretario in scadenza.

Raciti, dal canto suo per non sbagliare, replica le parole del capogruppo del Pd all’Ars, Baldo Gucciardi: “La Sicilia paga ancora oggi a caro prezzo le scelte della politica berlusconiana. E’ evidente che fra il Pd e il centrodestra non possono immaginarsi alleanze organiche e stabili. Dunque se l’Udc a Roma fa una scelta di campo opposta alla nostra – dice Raciti – questa è destinata ad avere effetti anche in Sicilia, a cominciare dall’alleanza che sostiene il governo regionale”.

Schermaglie? Così comunque sembrano. Perché Crocetta di cambiare volto alla sua giunta non ha intenzione e tenersi buono l’Udc di Casini e D’Alia e magari aprire – davvero – a Nuovo centrodestra di Angelino Alfano è un affare che conviene per vivere, o vivacchiare, ancora un anno in vista delle prossime politiche. Se si potesse leggere in una palla di cristallo, insomma si potrebbe scommettere che qualche posto di sottogoverno nelle nomine della sanità, ferme da troppo tempo per non essere sospette, potrebbe andare in cassa ad insospettabili professionisti di marca extrasinistra. E suggellare così un accordo che in aula porterà voti ai provvedimenti del governatore.

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