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Province, via libera al ddl Cracolici: “Non ci sono più alibi”

E’ stato approvato in commissione Affari istituzionali dell’Ars, presieduta da Antonello Cracolici, il disegno di legge che istituisce i Liberi consorzi al posto delle Province. Dieci i voti a favore, 4 i contrari.

“Ora non ci sono più alibi, l’Ars è chiamata a discutere in Aula la riforma delle Province: serve un confronto alla luce del sole, senza rinvii né tatticismi”. Lo dice Antonello Cracolici, deputato del pd e presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars.

“Questa riforma – aggiunge Cracolici – è il primo tassello del riordino del sistema della Pubblica Amministrazione siciliana, che deve passare anche attraverso il decentramento di compiti dalla Regione ai Consorzi e alle Città Metropolitane, prevedendo funzioni distinte e autonome fra questi due enti, anche in relazione ai comuni che vi aderiscono”.

 “In commissione – prosegue Cracolici – è stato varato un ddl coerente con la legge regionale 7 del 2013, che prevede organi di secondo livello eletti dai sindaci dei comuni aderenti, che non riceveranno alcun compenso per la loro funzione. Ed è il caso di ribadire che non si può ipotizzare la soppressione di questi organi che sono previsti dallo Statuto regionale e dalla Costituzione”.

“Considero la riforma, approvata in Commissione ‘Affari Istituzionali’ dell’Ars, come una base di partenza che occorre colmare nel dibattito d’Aula che ne seguirà”. Lo ha dichiarato il deputato del Nuovo Centrodestra, Giuseppe Milazzo.

“Mi batterò – prosegue Milazzo – per l’elezione diretta dei Presidenti dei Liberi Consorzi, la scelta degli Assessori tra i componenti dell’Assemblea degli stessi e i rappresentanti dei Comuni devono essere eletti dai Consiglieri comunali tra gli stessi Consiglieri e il Sindaco. Per quanto riguarda le Città metropolitane chiedo che vengano dati più poteri alle Circoscrizioni con compiti assegnati per legge e adeguatamente finanziati”.

“Al di la dei proclami cominciano ad intravedersi le gravi criticità che questa riforma, voluta fortemente da Crocetta e i suoi alleati, produrrà”. Lo ribadisce Vincenzo Figuccia, deputato regionale di Forza Italia, che spiega: “Da una recentissima simulazione della Corte dei Conti, su base nazionale, è stato evidenziato che i risparmi determinati dalla riforma sono ipotetici ed irrisori”.

“Oltre a ciò – ha aggiunto Figuccia – certamente le nuove Città metropolitane, che già, da capoluoghi di provincia, salvo rare eccezioni, non hanno brillato nella gestione della rete dei servizi, faranno ancora peggio con l’ampliamento territoriale. “Sarebbe occorso – ha concluso Figuccia – che fossero state approfondite queste problematiche. Invece, la corsa contro il tempo, ha prodotto un grande papocchio che avrà l’unico risultato di far perdere ogni connotazione tipica ai Comuni che rischieranno di diventare periferie – ghetto”.

“L’Anci-Sicilia, che ha accompagnato con suggerimenti ed indicazioni il percorso legislativo per l’istituzione delle città metropolitane e dei liberi consorzi dei comuni, chiede che esso venga definito rispettando pienamente l’autonomia dei comuni nel processo di adesione ai nuovi livelli di governo locale. Il coinvolgimento dei comuni in ogni fase di questo processo costituisce una garanzia essenziale per pervenire ad una riforma che rispetti il loro ruolo, elevi i livelli di partecipazione democratica e migliori l’efficienza operativa per lo sviluppo dei nostri territori”. E’ il commento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, neo Presidente di ANCI Sicilia.

“L’Anci-Sicilia – prosegue Orlando – manifesta la certezza che il Governo e l’Assemblea Regionale terranno conto di questa esigenza e saranno disponibili ad un incontro immediato.”

“E’ oggettivamente inaccettabile il testo approvato in Commissione Affari Istituzionali. Per questo, in nome del Nuovo Centro Destra, in Commissione Affari Istituzionali ho votato contro i vari articoli che sono stati approvati”. Lo dichiara Vincenzo Vinciullo, Vice Presidente Vicario della Commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’ARS. “E’ evidente che si è cercato di raggiungere una mediazione impossibile fra le proposte del Governo e quelle della maggioranza che lo sostiene, ma il risultato a cui si è pervenuti è sicuramente una inutile accozzaglia di commi, un pastrocchio che non prevede né il ruolo, né i compiti, né come potranno le Province contribuire alla rinascita dei territori.

“L’unico lato positivo del Disegno di Legge – prosegue Vinciullo –  è la possibilità di un referendum attraverso il quale i siciliani saranno chiamati a scegliere se mantenere le Province così come sono adesso oppure applicare questo Disegno di Legge che oggettivamente è inutile e inapplicabile nei modi e nelle forme con cui è stato licenziato. Arrivati a questo punto – conclude – se dovesse passare questa proposta è meglio sopprimere le Province e passare le competenze ai Comuni”.

“Con l’approvazione del disegno di legge sulla riforma della province , si è consumata, oggi, forse la pagina più buia dal punto di vista della qualità e capacità legislativa dell’ARS – per supportare uno dei tanti “spot” annunciati in pompa magna dal Presidente Crocetta nei vari salotti televisivi (Giletti in primis), una maggioranza raccogliticcia è stata “obbligata” a votare un obbrobrio incostituzionale pur di mandare in Aula un disegno di legge qualsiasi”. Lo afferma Santi Formica, deputato regionale di Forza Italia.

“Basti pensare – prosegue Formica – che in sede di dichiarazioni di voto gli on.li Panepinto (PD, Rinaldi (PD), Miccichè (UDC), Tamaio (DRS), oltre ovviamente alle dichiarazioni di tutte le opposizioni naturalmente contrarie alla legge, nelle quali i suddetti deputati della “cosiddetta” maggioranza hanno messo a verbale che presenteranno emendamenti per prevedere l’elezione diretta dei componenti dei nuovi enti territoriali intermedi, e ciò per rendere costituzionale un testo, che attualmente non lo è, e per rispetto della democrazia e dei cittadini elettori”.

“E’ appena il caso – prosegue Formica – di sottolineare che tutti i soggetti auditi in Commissione hanno letteralmente stroncato il disegno di legge in tutte le sue previsioni e fondamentalmente laddove prevede la elezione di secondo livello, affermando, concordemente e con numerose sentenze della Corte Costituzionale, depositate agli atti, che l’elezione degli organi degli enti territoriali intermedi deve essere diretta e di primo grado”.


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