Nonostante il Lingotto abbia lasciato l’Italia per trasferire la sede legale in Olanda e la residenza fiscale in Inghilterra, gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, non si rassegnano: chiedono la riapertura della fabbrica, chiusa da novembre 2011, e invocano Palazzo Chigi di intestarsi la vertenza per indurre la nuova Fiat Chrysler Automobiles a rivedere le proprie scelte in Sicilia.
Lo hanno ribadito compatti anche i sindacati alla vigilia del vertice al ministero dello Sviluppo economico, in programma domani a Roma, nell’assemblea indetta da Fim, Fiom e Uilm, nell’aula consiliare del Comune, con al fianco politici ed esponenti del governo regionale.
“Chiacchiere non ne vogliamo piu’ – dice Michele Russo, operaio della Biennesud, azienda dell’indotto che produceva paraurti per Fiat, rivolgendosi ai politici presenti in sala – Domani sbattete i pugni, finora fatti ne abbiamo visti pochi”. Per le 1.200 tute blu siciliane la cassa integrazione in deroga scade il 30 giugno, ma, senza soluzioni prima di quella data, lo spettro del licenziamento e’ dietro l’angolo, come gia’ avvenuto dal 1 gennaio per i 174 addetti di Lear e Clerprem, due aziende dell’indotto, che hanno messo il personale in mobilita’.
Antonino De Lisi lavorava per la Lear, montava sedili.“Il governo deve indurre Fiat a fare un passo indietro” dice l’operaio, che e’ stato licenziato, mentre in mano tiene una copia dell’Apq del 2008, con cui la Fiat si impegnava a produrre la nuova Lancia Y a Termini Imerese. “Quell’accordo siglato al ministero dello Sviluppo – aggiunge rassegnato – prevedeva 550 milioni di investimenti e 250 assunzioni, oggi non vale niente”.
Antonio Cerami, invece, che per 15 anni ha lavorato in catena di montaggio alla Fiat aggiunge “mi auguro che domani non sia un altro palliativo, in questa lenta agonia”. Duecento tute blu, stasera partiranno con 4 pullman per raggiungere la Capitale, dove domani alle 15 parteciperanno a un presidio davanti al dicastero di via Veneto, mentre i rappresentanti dei governi nazionale e regionale, dei sindacati e dell’azienda torneranno a riunirsi. Alla stessa ora, a Termini Imerese, si terra’ un’assemblea.
Oltre al sindaco Salvatore Burrafato, il primo cittadino di Palermo, e neo presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, e l’assessore regionale alle Attività produttive Linda Vancheri. Domani al ministero dello Sviluppo economico è previsto il vertice sulla vertenza con i rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda.
“La vertenza Fiat di Termini Imerese si sposti a Palazzo Chigi. Chiederò io stesso, in veste di presidente dell’Anci Sicilia, al presidente del consiglio che ciò avvenga subito“. Lo afferma il sindaco di Palermo e neo presidente dell Associazione dei Comuni siciliani Leoluca Orlando.
“Il sito di Termini – aggiunge – deve rimanere un sito industriale e non ci credo che il governo che nazionale non riesca a trovare un gruppo che investa in Sicilia, mi dispiace ma non ci credo affatto”. Secondo Orlando, “se la vertenza resta al ministero fara’ la fine del topo, nessuno se ne occuperà prima o poi”.
“Condividiamo pienamente l’idea espressa da tutte le istituzioni presenti all’assemblea e dall’assessore regionale alle attività produttive, Linda Vancheri, di un tavolo a Roma per la vertenza Fiat. Ci auguriamo però che a questo tavolo sia presente di persona il presidente Crocetta – come fanno i suoi omologhi di altre regioni in caso di vertenze importanti, vedi il caso Elettrolux – e che pretenda risposte dal presidente del Consiglio”.
Lo ha detto Ferruccio Donato, responsabile per l’industria nella segreteria regionale Cgil, ai margini dell’assemblea dei lavoratori Fiat. L’esponente della Cgil ha aggiunto che “vertenze di questa portata devono essere sostenute ai massimi livelli e ci sembra che troppo spesso da parte del governo regionale – ha sottolineato – ci siano state latitanze, denotando carenze e disattenzioni in materia di politica industriale. Per questo chiediamo un impegno diretto del Presidente”.
“Nella vertenza Fiat il ministero dello Sviluppo economico ha avuto un ruolo devastante, ha creato illusioni su possibili investitori che nella migliore delle ipotesi erano inesistenti se non addirittura coinvolti in vicende giudiziarie. Alla fine oggi ci ritroviamo senza nessuna possibilità di sviluppo industriale per l’ex area Fiat e cosa ancora più grave il ministero ha garantito ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, anche dell’indotto, dicendo una bugia perché nella realtà ci sono licenziamenti e lavoratori che da due anni non prendono misure a sostegno del reddito”.
Lo dichiara il segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà, che boccia la politica industriale sul settore auto del ministero e chiede di spostare la vertenza Fiat alla presidenza del Consiglio perché il ministero “ha perso qualsiasi forma di credibilità”. “L’obiettivo non è solo quello di salvaguardare l’occupazione dei lavoratori ma di rilanciare l’intera area industriale di Termini, partire dal settore dell’auto – aggiunge Calà – E’ ormai chiaro che la Fiat ha posto un veto in Italia, ai governi e alla politica, per evitare che altre aziende vengano a produrre nel nostro Paese mentre la stessa Fiat va fuori l’Italia a investire e a pagare le tasse. Di fatto non è più italiana”.
La Cgil esprime apprezzamento per l’intervento odierno al consiglio comunale di Termini del neo presidente Anci Sicilia Leoluca Orlando. “Il presidente Anci ha fatto bene a intestarsi questa vertenza, sia in quanto sindaco di Palermo che in rappresentanza degli altri comuni siciliani, perché ha un valore simbolico per l’intero territorio siciliano. Abbiamo apprezzato anche le parole dell’assessore Linda Vancheri anche se crediamo che il governo regionale debba e possa fare di più: innanzitutto ponga al governo centrale un problema nazionale sulla desertificazione in Sicilia e sugli investimenti da indirizzare sul territorio siciliano e sui quali la Regione può dare la sua disponibilità a compartecipare”.