Quantcast
Channel: Home - BlogSicilia - Quotidiano di cronaca, politica e costume » Edilizia privata, a Palermo al via dal 15 luglio le pratiche online
Viewing all articles
Browse latest Browse all 13921

Stato-mafia, Riina: “Povero Binnu, non so come lo hanno fottuto”

$
0
0

“Mi dispiace, mi dispiace… prendere certi argomenti, cioè, questo Binnu Provenzano chi e’ che gli dice di non fare niente? Qualcuno ci deve essere che glielo dice… Perché non devo fare niente? La cosa…quindi tu collabori con questa gente…a fare il carabiniere pure… e non dici…a rispondergli giusto, regolarmente e dirgli: perche’ devo fare questo? Qual e’ il motivo?”.

Cosi’ il boss Toto’ Riina ha raccontato in carcere al boss della Sacra corona unita, Alberto Lorusso i contatti tra i carabinieri, con il tramite di don Vito Ciancimino, che avrebbe avuto Provenzano. Secondo i pm, sarebbe stato proprio Provenzano a fare scoprire agli inquirenti dove era nascosto Riina. I dialoghi intercettati il 16 agosto scorso sono stati depositati ieri agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia dai pm minacciati da Riina.

“Erano i tempi di Binnu.. – racconta Riina al boss pugliese – i tempi del piccolo Binnu sono finiti. Ai tempi miei, di Toto’ Riina…piccolo Binnu…U ziu Toto’ Riina solo trattava cose e persone importanti. Però è inutile questo trio…di uomini…non ce n’e’ a trovare le idee di un cristianu..che si mettono a disposizione per fare i carabinieri”.

I racconti di Riina continuano: “Quello è un bambino che adesso si è ammalato…però…Binnu…non capisco…come lo hanno fottuto…disgraziati. Lui i piccioli ce li ha. Tanto e’ vero che la moglie ce li ha conservati…ce li ha messi a guzzane (ce li ha sistemati a blocchi, ndr)”

“Pero’ io ce l’avevo detto – prosegue Riina – Binnu..usciamone…e lui mi ha detto: per ora sono messo, che so…ci sono cristiani…Che ti hanno detto le persone? Perfetto! Binnu…mischino mi e’ dispiaciuto, era una persona, era un grande uomo e un signore… Era serio”.

Riina racconta a Lorusso anche dell’uccisione di Rocco Chinnici, nel 1983 a Palermo. Fu il primo giudice ad essere eliminato con un’autobomba, piazzata sotto casa sua, in via Pipitone Federico.

“Ammazzare…tutti ad ammazzare – continua Riina – vigliacchi che sono. Perché poi che succedeva, li cercavamo e gli sparavamo…. ed andavamo a finire nei palazzi…zu…zu..Ma che cosa fai? E saliva e scendeva…figlio di puttana”. “L’altro giorno c’era Caponnetto – dice qualche minuto piu’ tardi Riina – che si dava pugni in testa…pugni in testa si dava. E’ finito tutto, e’ finito tutto…” E ancora: “C’e’ chi e’…il culo ve lo fa – prosegue -, minchia pero’ lo ammettono, l’hanno ammesso che …sono tutti morti… ce ne andiamo, che cosa e’ successo? Un povero di montagna, un poveraccio contadino, un contadinotto del paesotto. Un poco di pazienza, dobbiamo combattere, ci dovete combattere. Il rospo ve lo dovete ingoiare, il rospo, vi dovete ingoiare il rospo prima”.

Il 19 agosto Riina parla ancora, con il compagno di socialità Alberto Lorusso, stavolta del fallito attentato contro il giudice Giovanni Falcone nella villa sulla costa di Palermo. “Anche il per fatto dell’Addaura, l’Addaura… quando gli hanno messo la bomba… poi a lui… tre anni prima, quattro anni prima… figlio di puttana, lui ha detto…se lo e’ immaginato che poteva essere gente… politici… gente che… sono gente con il cervello… ”

LEGGI ANCHE

Una nuova talpa negli uffici giudiziari. Preoccupati i magistrati di Palermo

Stato-mafia, Di Matteo: “Le minacce di Riina sono ordini da seguire”


Viewing all articles
Browse latest Browse all 13921

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>