C’erano i finti chioschi realizzati per dare spazio alle vedette e ogni componente dell’organizzazione criminale che gestiva lo spaccio in via Capo Passero, nel quartiere San Giovanni Galermo di Catania aveva un ruolo ben preciso. C’era persino chi selezionava le risorse umane da impiegare come pusher, cavallo o vedetta e ne verificava le ‘attitudini’ per l’impiego.
Con l’operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Catania, denominata ‘Leo 121’ è stato smantellato il mercato della droga, cocaina e marijuana, che in via Capo Passero aveva la sua centrale operativa.
In manette sono finite 40 persone, tra cui sei minorenni. Altre due per detenzione e porto di armi ed evasione.
Il nome dell’operazione prende spunto dal codice usato dagli spacciatori per segnalare la presenza in zona delle forze dell’ordine. Nel linguaggio cifrato si parlava di ‘Leo’ e di ‘Rotonda’ per segnalare la presenza dei carabinieri, da una parte o dall’altra della strada.
Aspetti, modalità e codici erano perfettamente studiati. Così come le dinamiche criminali che regolavano le condotte illecite del gruppo, con particolare riferimento alla metodica organizzazione della “piazza”, all’amministrazione della “cassa comune”, alle procedure di approvvigionamento e cessione degli stupefacenti, a quelle di controllo e “bonifica” del territorio, oltre che di “reclutamento” per lo spaccio, alle modalità dei turni di vendita al dettaglio, regolate da responsabili di settore suddivisi in fasce orarie, a loro volta coordinati da soggetti di vertice, nonché il collegamento con la criminalità di stampo mafioso.
Dopo la morte di Alessandro Ponzo, ucciso proprio in via Capo Passero, nel maggio del 2012 l’organizzazione è stata retta fino ad oggi dal fratello Cosimo e da Angelo Alessi e Alessandro Viola che avevano ruoli di coordinamento per ogni singolo settore, gestivano gli orari e le modalità dello spaccio.