Le aziende partecipate della Regione Siciliana contano 34 società, con 7 mila stipendi e un miliardo di spesa. E’ quanto emerge da un’indagine della Corte dei Conti, guidata da Maurizio Graffeo, che in un dossier denuncia possibili danni erariali, ad esempio sulle liquidazioni, con società come la Siace in chiusura dal 1985. La Sicilia ha un terzo di tutti i dipendenti delle controllate delle altre regioni d’Italia.
I carrozzoni della Regione costano ai contribuenti siciliani oltre 300 milioni l’anno, più altri 23 milioni di perdite. Solo le consulenze sono costate 73 milioni e i cda 13,7 milioni. Per non parlare dei costi e delle perdite delle spa regionali continuamente ricapitalizzate a scatola chiusa. Sviluppo Sicilia nel 2008 ha perso 1,8 milioni di euro, l’anno successivo 1,7 milioni, nel 2010 640 mila euro, poi 487 mila e nel 2012 ben 2,6 milioni.
Secondo i magistrati contabili, non bisogna ridurre i costi ma aumentare le tariffe urbane “traslando così sugli utenti le difficoltà di bilancio”. Ma il vero problema è il personale. Nelle società di Palazzo d’Orleans lavorano oltre 7 mila persone, assunte tutte senza concorso e “senza alcuna relazione con i fabbisogni”, scrivono i magistrati.
Negli ultimi quattro anni questo personale è costato un miliardo di euro. Cifre che non hanno pari nel resto del Paese. Insomma, concludono i magistrati, il sistema delle partecipate è “fuori controllo” e per i siciliani il conto è salatissimo.