La notizia, arrivata a poche ore dalla grande manifestazione dei disabili davanti Montecitorio, è stata accolta come una doccia fredda. Il metodo Stamina messo a punto da Davide Vannoni, e che utilizza cellule staminali mesenchimali, “non ha consistenza scientifica”. Una bocciatura in piena regola: non potrebbe essere definito altrimenti il parere che il comitato scientifico per la sperimentazione della cura, nominato dal ministro Beatrice Lorenzin, ha consegnato ieri al Ministero della Salute.
Che ne sarà dunque della sperimentazione? Al momento nessuno sa dirlo, malgrado il via libera dato dal Parlamento. Per chi sperava di poter accedere alle cure è il giorno dello sconforto. Dopo mesi di appelli e manifestazioni da parte dei malati e dei loro familiari, un nulla di fatto dunque.
Il parere del comitato non dovrebbe essere vincolante, e adesso non resta che attendere una risposta dal ministro che ha già fatto sapere di non aver ancora letto la relazione.
“Me lo aspettavo – ha detto Vannoni – d’altronde è evidente che il comitato non fosse imparziale, visto che il 70% dei suoi membri si era espresso contro il metodo Stamina prima ancora di essere nominato all’interno del comitato. Se così stanno le cose – ha quindi annunciato – Stamina farà ricorso al Tar in merito alla nomina di precise personalità, non imparziali, all’interno del comitato”.
Vannoni si presenterà al Tar dati alla mano: con la documentazione che attesta “i risultati evidenti, senza effetti collaterali, riportati da 40 persone che attualmente sono in cura a Brescia”. In lista di attesa, altri 150 malati. Che non sanno se e quando potranno intraprendere il viaggio della speranza verso la struttura sanitaria lombarda che non è più in grado di far fronte a tutte le ordinanze di cura dei giudici.
Pietro Crisafulli, presidente di Sicilia Risvegli, la onlus catanese tra le prima in Italia a sostenere Vannoni ed il suo metodo commenta quanto accaduto: “Lo Stato ci sta chiaramento dicendo qual è la sua posizione. Non gliene frega niente se centinaia di disabili, molti dei quali bambini, muoiono ogni giorno”. La soluzione al momento sembra una sola: “Portare la metodica Stamina all’estero”.
Una sconfitta? “No – ribatte Crisafulli – perché i nostri disabili, scesi in piazza, hanno fatto capire che non sono più disposti a lasciare che politici senza scrupoli decidano per loro. Ma in ogni caso, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo fermare questo massacro, chi vuole salvarsi la vita deve curarsi fuori dall’Italia”.
Intanto a Montecitorio prosegue “la lotta per la vita”. Sandro Biviano insieme al fratello Marco, ed ai compagni di presidio, sono intenzionati più che mai a non mollare.
“Non ci fermeremo – tuona Sandro, arrivato a Roma da Lipari il 23 luglio scorso – questo è solo l’inizio. Non mi muovo da qui sino a quando il ministro non autorizzerà le cure compassionevoli. Non starò a casa ad aspettare la morte”.
E sulla prospettiva di andare all’estero Sandro mostra cautela. Per lui è in Italia che i cittadini italiani hanno diritto ad essere curati. “La maggior parte dei disabili che vogliono provare Stamina non sono in grado di sostenere un viaggio così lungo – commenta – né fisicamente né economicamente. E’ giusto che chi vuole vada all’estero. Io continuerò a chiedere di curarmi qua”.
Infine, il riferimento al ministro Lorenzin: “Mi sconvolge la vigliaccheria di questa persona. Durante uno dei miei tre ricoveri necessari per i malori accusati mentre facevo lo sciopero della fame, è persino venuta in ospedale a trovarmi promettendo che avrebbe aiutato me e i miei fratelli a curarci. Sta facendo tutt’altro. Sto ancora aspettando un suo intervento”.
Beatrice Lorenzin, dopo le accuse del popolo di Stamina, cerca di rassicurare: “Studieremo attentamente le motivazioni prima di prendere le nostre decisioni. Intanto consulterò subito i capigruppo delle commissioni Affari sociali e Sanità di Camera e Senato per informare il Parlamento”.