Non ci sono dubbi sul fatto che Eugenio Scalari sia rimasto sorpreso della risposta di Papa Francesco ai quesiti, che dalle pagine di Repubblica, gli aveva posto e sono certo che a stupire il fondatore di Repubblica non è stata solamente la risposta in se stessa, ma anche il suo contenuto.
Francesco, infatti, è riuscito ancora una volta a sorprende non solo il suo interlocutore ma tutti noi che abbiamo letto la sua risposta sulle pagine del quotidiano diretto da Ezio Mauro.
Eugenio Scalfari non è una “pecorella smarrita” sui generis, ma è il rappresentate di una certo filone culturale spesso distante dal cristianesimo che però non disdegna il confronto e l’approfondimento. Come tale il fondatore di Repubblica si è accostato al Pontefice, seguendo determinate e collaudate regole d’ingaggio e con un arsenale di domande che avrebbe fatto sudare sette camicie anche al più preparato dei teologi.
La risposta di Papa Francesco è straordinaria perché rifugge i canoni del tradizionale confronto tra credenti e non credenti. Il Pontefice nella sua lettera a Scalfari non mostra nessuna supponenza, non si sforza di apparire all’altezza di un certo tipo di dibattiti da salotto o da conferenziere consumato, ma sceglie la strada della testimonianza personale di fede.
Il Papa risponde a Scalfari con una semplicità disarmante, facendo riferimento alla propria esperienza e accostandosi all’interlocutore con delicatezza e buona volontà. Nella lettera di Francesco c’è un piccolo compendio di fede cristiana, offerto con l’umanissimo contorno di dubbi e aspirazioni, ma che è tuttavia incorrotto.
Tanti sono i contenuti interessanti della risposta del Vescovo di Roma, ma su tutti mi ha colpito la risposta sulla verità. Nel leggere questo dialogo a distanza confesso che la mia mente è andata al celebre colloquio tra Pilato e Cristo: il governatore romano che domanda “che cos’è la verità?” e il Cristo che rimane in silenzio. Cristo ha detto di se stesso: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”, ma non con queste parole risponde a Pilato, e preferisce un misterioso silenzio. Cristo non ha risposta, perché è lui stesso la risposta. Il prefetto romano della Giudea in fondo poi si risponderà da solo, inconsapevolmente, mostrando il corpo martoriato del Messia ai mandanti delle sue torture: “Ecco l’uomo”.
Per i cristiani la verità, che per il titolista di Repubblica che interpreta male il pensiero di Francesco non è mai assoluta, è una persona e quella Persona è Cristo: una verità tangibile, carnale, da mangiare per essere comunicata.
Ecco perché alla domanda di verità di Scalfari il Papa non può fare altro che rispondere con l’esperienza dell’incontro con Cristo. Come ai tempi dell’interrogativo di Pilato, tutto si risolve nel passaggio da una domanda astratta a una presenza concreta, nel capovolgimento di una soluzione teorica a una esperienza di carne e di sangue.
Ecco perché la verità di Francesco e dei cristiani è così diversa dalle verità astratte di Scalfari, e può diventare interessante. E’ interessante perché ha la consistenza di un corpo.