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La pubblicità sulla Cattedrale E’ la morte di una “comunità”

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Durante gli anni di studio alla Facoltà Teologica mi capitava spesso di sedermi nel sagrato della Cattedrale di Palermo e, scrutando le sue forme e le sue decorazioni, cominciare a pensare a tutti quei muratori, capomastri, scalpellini, intarsiatori e muratori che ci hanno consegnato questo capolavoro. Tutti lavoratori anonimi e sconosciuti, come anonima resta la folta schiera di coloro che con le loro offerte modeste ma frutto di sacrifici contribuirono all’edificazione della Cattedrale. La nostra Cattedrale, come la maggior parte delle cattedrali del nostro Paese, sono il frutto di uno straordinario sforzo collettivo, l’emblema di una comunità dove magari in tanti vivevano in catapecchie ma avevano motivazione e prospettiva per costruire cattedrali.

Così, quando ieri spinto dal tam tam del web sono andato a vedere di persona il mega pannello pubblicitario piazzato sulla facciata della Cattedrale, più che dolermi e lamentarmi per quella discutibile scelta ho avuto la sensazione di vedere i segni dell’agonia di una comunità.

L’indignazione per la pubblicità sulla Chiesa madre di Palermo è l’eco lontano e sbiadito di quel senso di appartenenza che legava la città alla Cattedrale. Un sussulto in una città che non ruota più intorno alla Cattedrale, che non si è mai accorta della rovina del portico, e dei muri imbrattati, della bruttezza di quelle sedie rosse e nere accatastate nel Tempio e del nuovo sepolcro di Padre Puglisi che deturpa un bell’altare laterale.

Le cattedrali esistono finché esiste una comunità: sono le comunità che le fecero sorgere, ed è l’assenza di esse che le manda in rovina. La grande pubblicità di una nota azienda sulla facciata della Cattedrale attesta che la comunità civile o quella religiosa non hanno le forze o la voglia di salvare quest’opera e gli eredi dei prelati che fecero sorgere questo Tempio non hanno altra scelta se non quella di cedere alla logica della pubblicità, del nuovo mecenatismo ai tempi del libero mercato.

E’ sicuramente discutibile la scelta della pubblicità e dell’impatto estetico, ma quel grande telo sponsorizzato rappresenta solo una salvezza momentanea, un tentativo estremo di sottrarre la Cattedrale al logorio del tempo e alla mancanza di comunità. La nostra Cattedrale, come forse le nostre esistenze, non è più carica di fede, ansia e futuro. La nostra Cattedrale, senza sponsor, andrà in rovina perché mancano uomini e donne ricchi soltanto di un’incrollabile fede, certi soltanto di dove fissare il proprio cuore.


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