Il rapporto di conformità redatto dalla Us Navy in merito all’installazione del Muos, l’impianto di comunicazioni satellitari, a Niscemi, ”è di una superficialità che ho trovato imbarazzante”. Così Marcello D’Amore, professore emerito presso la facoltà di Ingegneria e ordinario di elettrotecnica all’università La Sapienza di Roma, in audizione alle commissioni riunite Sanità e Ambiente al Senato, definisce il rapporto degli esperti americani.
“Non si tiene conto – ha spiegato D’Amore – della sismicità dell’area e della vicinanza di tre aeroporti. La relazione della Us navy, ha sottolineato D’Amore, ”non considera le caratteristiche altamente sismiche del territorio”, che avrebbero un impatto sull’installazione Muos. Inoltre, il Muos sorge in prossimità di tre aeroporti: ”Gli aerei in atterraggio a Comiso ad esempio – ha affermato l’esperto – possono essere investiti dal fascio satellitare”, con prevedibili effetti, ”ma di questo non si parla”. Ancora: ”C’è un calcolo di campo elettromagnetico – ha rilevato D’Amore – per una zona lontana, mentre interessa sapere cosa avviene nelle aree vicine, ad un massimo di 20 km dalla stazione”. Tra le altre ”carenze” indicate anche il fatto che il rapporto indica che l’antenna Muos ”punta verso il cielo”, ma l’assenza di effetti a terra non e’ certa. Infine, ha rilevato l’esperto, i rilevamenti elettromagnetici per l’impianto già esistente risultano già alti”.
A tre giorni dal pronunciamento del tar della Sicilia e dalla visita del Presidente degli Stati uniti in Italia, sul Muos di Niscemi scoppia la guerra fra esperti. L’occasione sono le audizioni di oggi in commissione salute al Senato.
“La procedura autorizzativa del 2011 relativa al Muos era al di fuori della prescrizione di legge, pertanto una ripresa dei lavori necessita di una nuova procedura – ha sostenuto, invece, Massimo Zucchetti, ordinario di protezione delle radiazioni al Politecnico di Torino – “.
Illustrando la relazione messa a punto da un gruppo di scienziati indipendenti, di cui fa parte, Zucchetti ha sottolineato che vi è un’ampia letteratura scientifica recente che “conferma gli effetti dei campi elettromagnetici a lungo termine”. Nel rapporto, ha detto, “abbiamo raccolto quattromila studi sperimentali che riportano effetti a medio e a lungo termine dei campi elettromagnetici”. Pertanto, ha avvertito, “E’ necessaria una valutazione predittiva per il Muos secondo le norme Cei previste dalla legge italiana, mentre non vale fare riferimento alla legge Usa che e’ meno restrittiva”.
Netta la conclusione del gruppo di scienziati che ha redatto il rapporto: “riteniamo che il Muos - ha affermato Zucchetti – ricade in un contesto di grave inquinamento ambientale, che non può essere ulteriormente inquinato con altre installazioni”.
Di tutt’altro avviso l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: ”In nessun caso – ha affermato il direttore generale dell’Istituto Stefano Laporta - le emissioni elettromagnetiche superano i limiti di legge’. Tali condizioni, ha detto il direttore dell’Ispra, sono rilevate anche in postazioni ‘più critiche perché più vicine all’impianto”.
Riferendosi quindi ai dati dell’Arpa Sicilia, che rilevano invece emissioni oltre i limiti, Laporta ha sottolineato che ciò si spiega con un errore nella metodologia di calcolo. Nell’ambito dell’impianto Muos, ha quindi precisato Laporta, ”le antenne attive, a bassa ed alta frequenza, sono 21 ed i trasmettitori attivi per alta frequenza sono 22. Le altre 23 antenne in alta frequenza – ha affermato l’esperto – sono inutilizzate e verranno dismesse appena ci saranno i necessari fondi economici da parte degli Usa”. Le misurazioni fatte dall’Ispra nel 2013 avevano proprio l’obiettivo di ”verificare l’impatto delle 21 antenne” sul territorio e l’indagine ha interessato 17 siti: ”Le misurazioni – ha detto Laporta – hanno consentito di quantificare l’impatto elettromagnetico” nella zona di Niscemi.