Domani sarà il ventunesimo anniversario della morte di Rita Atria, la testimone di giustizia di Partanna che si lanciò nel vuoto dal balcone della sua abitazione romana pochi giorni dopo la Strage di via D’Amelio. Rita non aveva ancora compiuto 18 anni, e nella capitale era arrivata perché da quando aveva deciso di denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così l’assassinio del padre e del fratello la sua vita era in pericolo.
“Rita Atria ebbe subito ben chiaro da che parte stare, nonostante tutto. E rinnegando persino la mafiosità della sua famiglia, regalò alla Sicilia una speranza di riscatto. La sua fu una straordinaria lezione di coraggio e civiltà, i giovani di oggi dovrebbero prenderne esempio”. Così ricorda la ragazza Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea e dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia.
“Ricordare il suo sacrificio – aggiunge Sonia Alfano – deve servire a trasmettere quel messaggio alle nuove generazioni e ai ragazzi che si trovano davanti ad una scelta: bisogna stare dalla parte dei giusti e non cedere al compromesso mafioso”.
“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita – aveva scritto la ragazza su un foglietto prima di suicidarsi – . Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.
Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta”.
ve.fe