Su 570 casi di presunti errori medici o di mala organizzazione sanitaria monitorati, 117 si sono verificati in Sicilia. E’ la cifra che fa dell’isola, ancora una volta, la casa della malasanità. La triste classifica ci vede staccare di ben 10 casi i “cugini” calabresi che fanno registrare 107 casi di errori clinici. Staccate tutte le altre regioni con 63 casi nel Lazio, 37 in Campania, 36 in Emilia Romagna e Puglia, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 22 in Liguria, 8 in Abruzzo, 7 in Umbria, 4 nelle Marche e Basilicata, 3 in Friuli, 2 in Molise e Sardegna, solo 1 in Trentino.
DE di cattiva organizzazione in Sicilia si registrano anche casi limite. Emblematica, di recente, la vicenda del veterinario contrattualizzato per lavorare un minuto a settimana.
Il dato estrapolato dal rapporto stilato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari che ha analizzato un periodo che va dal 2009 al 2012 in base ai casi che sono stati considerati degni di una indagine diagnostica o penale la dice lunga sulla situazione della Sicilia.
Nel periodo in esame in Italia sono state effettuate 570 denunce per malasanità, di cui la maggior parte ovvero 400 erano relative a casi che hanno comportato la morte del paziente per errore poi imputato al personale medico e sanitario o per disfunzioni e carenze strutturali. Questi casi hanno comportato 261 decessi ben 84 dei quali avvenuti in Sicilia. Praticamente in Italia un morto di malasanità su 3 è rimasto vittima della sanità siciliana.
La maggior parte degli errori medici avviene in sala operatoria. Ogni anno in Italia il personale medico è impegnato in 4 milioni e 300 mila interventi. Di questi interventi ben l’89% va a buon fine ma nell’11% dei casi ovvero circa 470 mila persone, una quota tutt’altro che irrilevante, si verificano importanti complicanze. Una percentuale che, con corrette e chiare procedure cliniche, si può ridurre del 3% come dimostra ilo lavoro fatto per le sale operatorie proprio fra il 2009 ed il 2012.
Insomma una corretta procedura medica evita complicanze o decessi per quasi 130 mila persone ogni anno. In Sicilia il dato non è chiaramente sovrapponibile. La popolazione dell’isola è circa il 10% della popolazione nazionale e gli interventi e le terapie che vengono eseguite in Sicilia sono poco al di sopra. Nell’isola si compiono quasi mezzo milione di interventi l’anno e l’incidenza della complicanze è molto più alta della media nazionale e si attesta sul 19,4% a fronte dell’11% nazionale.
Ma la percezione del cittadino è addirittura peggiore della realtà. Nel solo 2012 in Italia sono state presentate 12 mila denunce da parte di pazienti che si ritengono danneggiati da terapie ed interventi clinici. denunce che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono risultate non fondate ma che danno, comunque, il polso della situazione ovvero fanno comprendere come il paziente, a torto o a ragione, spesso non si fidi del medico.
Anche in questo caso le denunce in Sicilia sono più alte della media nazionale. Oltre 2000 quelle presentate nell’isola e della maggior parte non si conosce l’esito perché le cause vengono chiuse con un accordo di risarcimento fra le parti prima di giungere ad un reale giudizio sull’operato dei medici.
Una raccolta di dati, freddi numeri dietro i quali si celano persone. Vite distrutte da un errore medico o carriere professionali stroncate da ingiuste denunce.
E’ questo il contesto nel quale la sanità siciliana si muove ormai da poco più di un anno. Questo il contesto nel quale da oltre tre mesi si attendono i nuovi manager che la Sicilia continua a non nominare. Da un annullamento di una gara all’altro, con molti servizi sanitari bloccati, fra scandali sulla spesa farmaceutica e gare per i pannoloni annullate dall’Asp, di rinvio in rinvio, le 19 aziende sanitarie dell’isola languono guidate da direttori generali in regime di proroga che per lo più sanno che non saranno riconfermati.