Doveva partecipare al funerale del padre di un caro amico. Il funerale si è celebrato questa mattina. Per questo motivo Daniele Guccione il poliziotto di 32 anni, padre di due bimbi di 4 anni e un anno, e marito di una donna che amava tantissimo, ha preso la sua auto e si è schiantato all’altezza di Rocca di Caprileone.
Doveva raggiungere Palermo il prima possibile. Invece nel capoluogo palermitano l’agente non è mai arrivato. E’ morto in un pauroso incidente stradale in un tratto della Palermo Messina, come dicono in lacrime i familiari non aveva il guard- rail. L’auto del poliziotto in servizio a Vibo Valenzia, originario di Palermo, in un tratto rettilineo è impazzita.
A causa del fondo ghiacciato è finita più volta in testa coda e poi fuori strada. Il poliziotto non è morto sul colpo. Ha chiesto aiuto ai primi soccorritori che sono giunti sul posto. Ha chiesto aiuto ai sanitari del 118, ai vigili del fuoco di Sant’Agata di Militello di aiutarlo ad uscire dalla macchina.
Poi in ambulanza è morto. “Siamo distrutti – racconta il suocero Paolo Orlando ex vigile del fuoco in servizio a Palermo – Sono finiti i progetti di una vita. E’ finito tutto. Non è possibile una morte in questo modo. La figlia di quattro anni non fa che chiedere del padre. Come possiamo dirgli che non c’è più che non rivedrà più il suo caro papà”.
Il racconto del suocero, sorretto in queste terribili ore dai colleghi della caserma Caramanna, è terribile. Segno di un destino già scritto spietato che non dà scampo.
“Mio genero, il mio amato genero doveva accompagnarmi oggi ad una visita all’ospedale militare di Messina – aggiunge Orlando – Doveva venire in pullman. Poi è arrivata la notizia della morte del padre del suo collega. Un amico a cui voleva stare vicino per aiutarlo e sorreggerlo in questo momento di dolore. Per questo ha preso l’auto. Per fare prima e potere andarlo a trovare. Invece l’incidente ce lo ha portato via e con lui se ne andato via tutto. Mia figlia Daniela non si dà pace. Non ha più lacrime. Mia moglie è distrutto. Sono finite speranze e gioie di diverse famiglie”.
L’ennesima vittima della strada e di un pendolarismo che ha stragi. “Era stato distaccato a Palermo per un anno – aggiunge il suocero – Da quanto era nato il secondo figlio. Aveva chiesto di potere restare nel capoluogo ancora per un altro mese. Non gli è stato concesso. Adesso ci resterà per sempre nella tomba di famiglia al cimitero dei Rotoli. Possibile che si debba morire a 32 anni. E’ insopportabile, Inaccettabile. Ci hanno tolto tutto”.
Il corpo di Daniele Guccione si trova ancora all’obitorio a Sant’Agata di Militello. Qui le famiglie Guccione e Orlando hanno fatto la spola. La zona di Corso dei Mille dove vive la famiglia del suocero è in lutto. Così come il comune di Ficarazzi dove viveva la famiglia. Adesso si attende per domani l’esame sul cadavere disposto dal magistrato di Patti, Gli ultimi adempimenti prima di consegnare le spoglie del giovane poliziotto alla famiglia per celebrare i funerali.
Accanto alla famiglia ci sono gli amici di sempre: Giovanni Saccone e Antonino Di Matteo. Vigili del fuoco che hanno vissuto per anni insieme a Paolo Orlando. Sono loro che in queste ore drammatiche sono state vicine alle famiglie che non riescono ad accettare la fine prematura dell’agente in servizio all’anticrimine prima a Rosarno poi a Vibo Valenzia.
“E’ stato terribile dare la notizia della morte di un giovane al mio caro amico – dice Giovanni Saccone – Paolo mi ha chiamato ieri sera. Era certo che nella telefonata alla moglie non c’era tutta la verità. Le era stato detto, come da prassi, che il marito aveva avuto un incidente e si trovava in ospedale. Di non preoccuparsi. Purtroppo Daniele era già morto”.
Daniele Guccione era entrato in polizia 11 anni fa. Da allora era stato un peregrinare per diverse questure. Lui aveva sempre la testa alla sua famiglia, alla moglie e ai due piccoli, Viveva per loro. La vicenda di Daniele Guccione è solo all’inizio, ci sono tanti aspetti da chiarire sulle richieste di trasferimento e sulla volontà del giovane di potere svolgere servizio nel capoluogo come fanno tanti colleghi. Questo, per ora è solo il momento del dolore. Per chiedere giustizia ci sarà tempo.